Vittorio Iliceto nel ricordo di Pietro Antonio De Paola, già Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi

Carissimo Vittorio,

la morte, forse, in maniera del tutto consapevole, Ti ha ghermito e portato via con sé proprio nella stagione che Tu amavi tanto; quella stagione fatta di sole, di luce, di colori, di energia; quella stagione che, aperta alla vita del vigore, consente alla natura di perpetuare ineguagliabilmente i cicli perenni ed indissolubili della vita e della morte.

Te ne sei andato, in un luminoso giorno di luglio, verso quel mondo sconosciuto e indefinito ma ancora più fulgido e radioso nel quale, è la speranza che accompagna il genere umano nel momento fatale, amiamo sperare di ritrovarci per sempre.

Ma la morte non sa di aver portato via, con Te, un uomo le cui virtù superano, di gran lunga, le ineludibili debolezze proprie del genere umano; ciò che conta nel bilancio della vita di un uomo è poter contrapporre la qualità morale ed intellettuale delle virtù alla venialità e alla liceità delle debolezze.

E Tu, carissimo Vittorio, di qualità morali ed intellettuali ne avevi davvero tante; erano maturate nel corso della Tua vita, forgiata alla responsabilità ed al sacrificio; si erano accresciute e consolidate con il Tuo impegno di fine ricercatore, di sensibile, accorto, aperto, scrupoloso ed intelligente docente, di maturo e consapevole professionista, di prezioso quadro dirigente dell’ordinamento professionale.

Tutte queste esperienze, notevoli, documentata e consistenti, Ti collocano nel novero degli eletti alla Scienza.

Tanto Ti tributano i tuoi amici, i tuoi colleghi docenti, i professionisti geologi, i tuoi studenti e , fra questi, i tanti che Tu hai avviato con successo alla ricerca, i tuoi colleghi del Consiglio Nazionale dei Geologi che, per  alcune consiliature, si sono giovati del Tuo illuminato contributo.

Riservato e nel contempo socievole, anche giovale in alcuni momenti; sempre corretto e rispettoso degli altri e delle loro idee, ma autorevole portatore di contributi, sempre significativi e mai banali, perciò sempre sostenuti  da ferrea dialettica, da logiche difficilmente attaccabili, da analisi lucide e forti impiegate come metodica razionale, matematica, sempre scientifica.

Quando si discuteva con Te, carissimo Vittorio, Ti sentivi penetrato prima di tutto dal Tuo sguardo magnetico, in ogni caso aperto e leale, a cui facevano seguito le Tue acute argomentazioni, finanche provocatorie quando occorreva stimolare l’interlocutore e vivacizzare il dibattito.

Ricordo i cenacoli di Benevento, nei lontani anni ’80, legati alla prima Scuola nazionale  per professionisti geologi, creata dopo il terremoto dell’Irpinia del novembre 1980; si discuteva, in quel periodo, di tutto quanto la Scienza disponesse in materia di terremoti, con i maggiori studiosi nazionali dell’epoca provenienti dal mondo della ricerca, dell’università, della protezione civile e di altre istituzioni.

La Tua ferrea preparazione geofisica, forgiata prima in Italia e poi definitivamente alla Sorbona di Parigi, Ti permetteva di avanzare ipotesi nuove, di tracciare vie inusuali nell’ambito della geofisica applicata, che poi hai saputo trasformare in contributi applicabili e fertili, donati ai tuoi studenti ed ai geologi professionisti, mediante i tuoi innumerevoli scritti tecnici e scientifici disseminati su tante ed autorevoli riviste e pubblicazioni nazionali ed internazionali.

Tra i miei ricordi degli ultimi anni, mi piace ricordare quel Tuo scritto, redatto nel corso della compilazione delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni tra il 2002 ed il 2005, quando forte divampava il dibattito dentro e fuori l’aula del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici in materia sismica.

Tu, con quell’articolo, invitavi tutti ad essere concreti, ancorando alle effettive e reali e determinanti caratteristiche geologiche del sito quella parte delle Norme Tecniche dedicata alla risposta sismica locale: in quell’occasione rivalutando e ponendo alla nostra attenzione ed a quella di quanti interessati alla questione uno storico scritto di Mercalli, dimenticato da tutti ma assolutamente attuale, degno, perciò, della massima attenzione e riconsiderazione.

La Tua scomparsa, carissimo Vittorio, rappresenta una perdita grave per il mondo geologico, scientifico e professionale.

La morte ha portato via con sé uno fra gli ultimi petali della geologia pionieristica, fondata da un manipolo di volenterosi, forti e determinati ai quali le attuali generazioni di geologi devono l’onore delle armi.

Tanti, di Te, ricordano che, oltre ad essere stato valente ricercatore, scienziato, docente, hai percorso, per intero, tutte le tappe del mondo ordinistico: io e Te ci siamo proprio conosciuti in quegli  albori fecondi e fondanti, quando entrambi, sul finire degli anni ’70, eravamo presidenti dei Consigli Consultivi Regionali !

Ma alla secca e scottante perdita scientifica si accompagna, carissimo Vittorio, la perdita di un amico, fraterno, leale, affidabile.

Questa, forse, è la perdita più grave per quanti, come me, Ti hanno conosciuto ed apprezzato anche in questa veste.

Non è retorica, ma credo di dire il vero quando affermo che, con la perdita di un amico di siffatto valore, come Te, carissimo Vittorio, va via, per sempre, anche un pezzo di te, della tua vita, della tua storia; resti ammutolito, addolorato e stanco; poi ti sovvengono i ricordi, sempre vivi ed attuali, incancellabili, che ti accompagnano e ti sostengono per il resto della tua vita, ancorata alla speranza di una loro gioiosa ricomposizione nell’incognito infinito.

Con l’affetto di sempre, il Tuo amico

                                                                                                          Pietro

 Benevento, 11 luglio 2011