Terremoto Emilia Romagna: l’area interessata rientra nella fascia delle “pieghe ferraresi”

“L’area rientra nella fascia delle strutture sepolte delle cosidette “pieghe ferraresi” strutture che marcano in profondità il bordo orientale della catena appenninica e che rappresentano  la “zona sismogenetica” a cui è attribuito il terremoto del 20-05-2012 ed in base alla quale  è stata operata la classificazione sismica del territorio oltreché attraverso i dati storici esistenti.

Circa gli effetti del terremoto occorre considerare poi gli effetti di sito, cioè la natura del terreno, la sua consistenza, la presenza della falda idrica ecc. che possono esaltarne o ridurne gli effetti. Infine vanno considerati anche gli effetti di risonanza tra il terreno e l’edificato”.  Ad affermarlo è Maurizio Zaghini, Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia Romagna. “Ad esempio non è casuale – ha proseguito Zaghini – che i maggiori danni si siano verificati in strutture a maggiore elevazione (torri, campanili ecc.) e di più antica edificazione. Più problematici sono i danni verificatisi in strutture recenti (es. capannoni artigianali/industriali) per i quali occorre operare gli opportuni approfondimenti potendo  questi dipendere da difetti progettuali o da effetti di sito. Come ho già avuto modo più volte di dire gli sforzi maggiori dovrebbero essere rivolti proprio all’edificato esistente attraverso una politica di lungo termine che tenga presente delle priorità (patrimonio storico ed artistico, strutture pubbliche ecc) anziché concentrarsi solo sulle nuove edificazioni ed a nuovo consumo di territorio. Per questo motivo i geologi emiliano-romagnoli, auspicano un più adeguato coinvolgimento della propria fondamentale professionalità  nella ricostruzione del modello geologico del territorio, certi che una maggiore conoscenza del sottosuolo apporta una maggiore sicurezza agli edifici ed alla popolazione”.  La strada deve essere quella della prevenzione a tutto campo .

“Per mettere in sicurezza il nostro Paese  – ha dichiarato Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi – la strada da perseguire non è soltanto quella, ancorché importantissima, degli interventi strutturali e dell’inserimento dei dissipatori ma è ancor prima quella degli studi della risposta sismica dei terreni. Occorre inibire l’edificazione in quelle aree dove questi studi dimostrano un effetto di amplificazione dell’intensità sismica”.    

“Importante sarebbe l’istituzione del Fascicolo del Fabbricato, una sorta di “libretto sanitario” del fabbricato – ha concluso Graziano – che permetterebbe di valutare le reali condizioni statiche e sismiche del nostro immenso patrimonio immobiliare, che racchiude edifici di grandissimo pregio storico ed architettonico, che non possiamo permetterci di veder crollare”.

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