La posizione dei geologi sul Piano annunciato dal Ministro Corrado Clini

 

Graziano : “ Non si riesce nemmeno a spendere i 4 MLD di euro destinati alla prevenzione dal 1988 ad oggi . E’ dal 1969 che diciamo di non costruire in zone a rischio idrogeologico . In Italia necessaria filiera di competenze e di responsabilità”

“Sembra incredibile che si sia dovuto attendere il 2012 per sentirsi dire dal Ministro dell’Ambiente che non si deve costruire in zone a rischio idrogeologico. Eppure era il 1969 quando alla prima seduta dell’appena costituito Ordine Nazionale dei Geologi, l’allora Presidente Ardito Desio propose di scrivere una lettera al governo italiano per sottolineare il grave problema rappresentato dal dissesto idrogeologico. Sono passati cinquant’anni e forse quella lettera, che porta una firma così insigne, è arrivata”. Lo ha affermato Gian Vito Graziano ,Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, commentando le linee  strategiche per il territorio annunciate dal Ministro dell’Ambiente Corrado Clini .

“Ne prendiamo atto, continuando a ribadire le necessità di una drastica riduzione del consumo di suolo, di una visione del problema a scala di bacino – ha proseguito Graziano –  e di politiche del governo del territorio che si integrino con quelle urbanistiche, agricole e forestali, che potranno aiutarci ad uscire dalla crisi”. 

I 4 MLD di euro dal 1988 .

E’ evidente che ogni anno i costi dei danni dovuti al dissesto idrogeologico assorbono gran parte delle risorse, ma trovare queste risorse imponendo una assicurazione obbligatoria lascia perplessi, soprattutto in un momento così delicato. Quando poi non si riesce nemmeno a spendere i 4 miliardi di euro destinati alla prevenzione dal 1988 ad oggi. Da una parte, come avviene in tanti altri paesi occidentali, questo potrà servire anche ad aumentare la consapevolezza dei cittadini della condizione di rischio in cui vivono, ma dall’altra potrebbe diventare un alibi nelle già labili politiche di manutenzione del territorio. Se non si costruisce una filiera di competenze e di responsabilità, chi gestirà questi fondi e come? Occorre discuterne senza pregiudizi, ma con l’obiettivo dichiarato di non deresponsabilizzare lo Stato”.

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