Anche quest’anno il territorio italiano è a rischio, ma sembriamo non accorgercene. In funzione dei cambiamenti climatici in atto, neanche in Europa stanno meglio, ma almeno stanno affrontando il problema

“Si avvicinano i mesi di settembre, ottobre e novembre e aumenta in modo esponenziale il rischio che in qualche parte d’Italia, anche in funzione dei cambiamenti climatici in atto, si consumi una ennesima alluvione o una ennesima frana, che ci obbligherà ad un’altra drammatica conta dei danni e speriamo soltanto di questi”. Lo afferma Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi.  “Ma non è solo colpa dei cambiamenti climatici – ha proseguito Graziano – perché ad esempio l’urbanizzazione sfrenata, in barba ai vincoli imposti della cosiddetta “Legge Galasso” (L. n. 431/1985), ha eroso dal 1985 ad oggi ben 160 km di litorale. I numeri recentemente pubblicati nell’Annuario dei Dati ambientali 2012 dell’ISPRA parlano chiaro: se in Italia per oltre 50 anni si sono consumati in media 7 mq al secondo di suolo, oggi se ne consumano addirittura 8 mq al secondo. Significa che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quelle dei comuni di Milano e di Firenze. Dunque anche quest’anno il territorio italiano è a rischio idrogeologico, ma nonostante gli appelli, continuiamo ad assumere comportamenti non consapevoli di questi rischi. Si pensi ad esempio agli incendi, il 72%  dei quali risulta essere di natura dolosa, il 14% di natura colposa e il restante 14% di natura dubbia”.

Il Presidente del CNG, Gian Vito Graziano, interverrà all’EGN Conference, la Conferenza Mondiale dei Geoparchi, in programma nel Parco Nazionale del Cilento, dal 3 al 7 Settembre con la presenza di 259 delegazioni straniere in rappresentanza di 40 Paesi , dove scienziati provenienti da tutto il mondo si confronteranno anche sui cambiamenti climatici in atto. “Qualora non fossero ancora chiari i termini del dissesto idrogeologico – ha proseguito Graziano –  i geologi hanno il dovere morale di non abbassare la guardia, ricordando al Paese che la popolazione esposta a fenomeni franosi ammonta a 987.650 abitanti, mentre quella esposta alle alluvioni raggiunge 6.153.860, come evidenzia ancora l’Annuario ISPRA.   In Europa, come dimostrato dalle alluvioni in Europa Centrale con morti e danni in Germania, Repubblica Ceca ed Austria, non stanno meglio, perché inondazioni ed altre calamità di natura idrogeologica rappresentano circa i due terzi dei costi dei danni delle catastrofi naturali e questi costi sono aumentati dal 1980 a causa del cambiamento nell’utilizzo del suolo, dell’aumento della popolazione, della ricchezza economica e delle attività umane in aree soggette a pericolo. Anche se le proiezioni quantitative per la frequenza e l’intensità delle inondazioni sono ancora incerte, l’Agenzia europea sostiene che sia probabile che l’aumento delle temperature in Europa porterà a inondazioni più frequenti e intense in molte regioni, a causa del previsto aumento dell’intensità e della frequenza di eventi meteorologici estremi.  Ed ecco che diverse città europee stanno già lavorando ad iniziative mirate alla riduzione della loro vulnerabilità. Ad esempio in Ungheria e in Romania stanno ripristinando le zone umide lungo alcuni tratti del Danubio che avevano subito alluvioni devastanti. Nei Paesi Bassi è stata persino aumentata la fascia di non edificabilità rispetto ai corsi d’acqua, in previsione di probabili eventi meteorologici sempre più severi”

Noi in Italia? “E’ da tempo che i geologi chiedono al Governo la costituzione di una commissione di esperti per analizzare il problema – ha continuato Graziano –  e studiarne le soluzioni possibili sia sotto il profilo tecnico, sia sotto quello economico e finanziario, ricordando l’esperienza positiva della famosa Commissione De Marchi che operò negli anni ottanta”. 

Documento al Ministro dell’Ambiente.

“La sola nota positiva – ha concluso Graziano – è la formazione spontanea di una importante rete trasversale di organizzazioni, dalle principali associazioni ambientaliste e di categoria a diversi Consigli nazionali, tra cui ovviamente quello dei Geologi, dal mondo della ricerca ad alcuni Sindaci, ecc., che ha intrapreso un percorso comune di discussione e di confronto per rispondere in maniera efficace alle ripetute emergenze legate al rischio idrogeologico nel nostro Paese.

Le organizzazioni hanno in atto una collaborazione concreta per formulare proposte al Paese a partire da tre aspetti prioritari: la semplificazione normativa per il governo del territorio, il reperimento e la continuità delle risorse economiche e un nuovo approccio tecnico-scientifico al problema, adeguato alle novità e ai cambiamenti in atto.

Su questi punti programmatici, dopo diversi mesi di lavoro e di confronto, hanno stilato un documento molto dettagliato, inviato al Ministro dell’Ambiente, con la pretesa di poter dare un forte contributo per mettere il Paese nelle condizioni di saper affrontare il nuovo livello di rischio. La proposta formulata mette in campo una politica integrata, in grado di coinvolgere diversi soggetti interessati, per passare dalla logica della riparazione localizzata a quella della prevenzione e della riqualificazione territoriale.

La condizione per attuare una buona politica di governo del territorio, con ricadute in termini di sicurezza, ma anche in termini di rilancio economico e occupazionale, è che il territorio stesso sia una priorità vera, e non solo dichiarata, nei programmi dei Governi.

Chiediamo quindi che il territorio sia reso anche più resiliente, sano ed attraente, offrendo più spazio per la natura e per il suo godimento”.

Il Comunicato stampa in formato pdf