Vajont 50 anni dopo – Conferenza Internazionale dei geologi sui luoghi della tragedia

 

Graziano : “Una parte della geologia ha commesso errori . Tuttavia ci fu chi allerto’ chi non volle sentire. Siamo stati in compagnia anche di funzionari pubblici che non controllarono, che approvarono progetto e varianti senza richiedere un minimo di verifiche. Organismi tecnici dello Stato che non hanno garantito lo Stato e dunque i cittadini. I geologi hanno fatto tesoro del Vajont”. 

Intanto Domani – Lunedi’ 7 Ottobre – con i geologi sulla frana del Vajont . Partenza alle ore 10 dal Palazzetto dello Sport di Longarone .

“Qui una parte della geologia ha commesso degli errori, li ha commessi nella fase dello studio preliminare della progettazione dell’opera, se solo si pensa al fatto che la diga non avrebbe dovuto essere costruita dove è stata costruita, li ha commessi nella fase della costruzione, li ha commessi, forse ancor di più, nella fase dei controlli.Non nascondiamo queste responsabilità, non ci sottraiamo a queste responsabilità”. 

Lo ha affermato , Gian Vito Graziano , Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, aprendo pochi minuti fa , a Longarone , la Conferenza Internazionale sul Vajont che a questo punto entrera’ nella storia della geologia italiana ed in corso al Palazzetto dello Sport .

“Tuttavia ci fu chi, scienziato illuminato, capì in tempo e allertò, ma allertò chi non volle sentire. Non siamo stati soli infatti nell’incredibile susseguirsi di errori che portarono alla catastrofe – ha proseguito Graziano –  ma in compagnia di ingegneri e tecnici che sbagliarono modelli, che non seppero capire e soprattutto che non ebbero la forza ed il coraggio di fermare tutto quando era ancora possibile. Ed in compagnia di funzionari pubblici che non controllarono, che approvarono progetto e varianti, una dopo l’altra, senza porsi molte domande, senza richiedere un minimo di verifiche, che non diedero ascolto a quegli altri geologi che avevano capito e che, come detto, allertarono chi preferì non far sapere.

“La tragedia del Vajont  è figlia di omissioni e di superficialità – ha concluso Graziano –  di chi avrebbe potuto mettere a disposizione importanti elementi tecnici di valutazione e non lo ha fatto e di Organismi tecnici dello Stato che colpevolmente non hanno garantito lo Stato, non hanno garantito cioè i suoi cittadini.

La diga è figlia di un progetto ardito, approvato dal Consiglio Sup. LLPP e più volte modificato, per aumentarne l’altezza e quindi la capacità d’invaso, senza che lo stesso Consiglio Sup. si sia mai posto il problema della stabilità di quel versante, quello del famigerato Monte Toc, che era stato già oggetto di studi geologici corretti e che non aveva dato soltanto dei semplici segnali d’instabilità, ma dei veri e propri episodi di instabilità, prima e durante la costruzione della diga.

Eppure nessuno volle guardare, nessuno volle approfondire: la geologia, l’ambiente fisico, le condizioni al contorno erano poca cosa rispetto agli interessi economici in gioco. Ancora oggi troppo spesso la geologia è poca cosa rispetto agli interessi economici in gioco”.

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