AlmaLaurea: XVI Indagine sulla condizione occupazionale dei laureati

AlmaLaurea: XVI Indagine sulla condizione occupazionale dei laureati

La XVI Indagine AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati quest’anno ha coinvolto quasi 450mila laureati di tutte e 64 le università aderenti ad AlmaLaurea. L’indagine esamina le principali caratteristiche della condizione occupazionale dei giovani laureatisi negli anni 2012, 2010, 2008, intervistati ad 1, 3 e 5 anni dall’acquisizione del titolo. Un esame tanto più affidabile vista l’alta percentuale di risposte (86% ad un anno, 80% a tre anni, 75% a cinque anni). Si tratta di uno strumento fondamentale per valutare l’efficacia esterna del sistema universitario e per rilevare l’apprezzamento e la capacità di utilizzazione del mondo del lavoro nazionale ed estero nei confronti dei laureati.

Quali alchimie sono necessarie per fare ripartire il Paese e ridare speranze ai giovani? La crisi ha messo a nudo nodi strutturali responsabili sia della bassa crescita registrata dall’Italia nel corso degli ultimi 15 anni sia delle difficoltà a rilanciare l’economia dopo la fase più acuta della recessione. Nodi che concorrono a spiegare l’inadeguatezza del sistema Paese nel valorizzare il capitale umano e, quindi, nel realizzare quelle strategie di innovazione e di internazionalizzazione che avrebbero consentito di godere dei benefici della globalizzazione e della moneta unica. L’altra faccia di questa medaglia è che il Paese ha subito in questi anni fenomeni di brain drain che ne hanno depauperato la dotazione di capitale umano ed il potenziale futuro di crescita.

La tesi centrale attorno alla quale ruota il XVI Convegno AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati è che per fare ripartire il Paese occorre realizzare politiche economiche e riforme istituzionali finalizzate a valorizzare le risorse umane del Paese, operazione che passa anche attraverso la riqualificazione in tempi rapidi della sua classe dirigente. Tra gli strumenti utili a questo scopo, oltre a quelli tradizionali di sostegno all’attività innovativa, vi sono la promozione dell’imprenditorialità dei laureati e accademica e le misure a favore del rientro e della circolazione dei cervelli. Infatti, la perdita di capitale umano è reversibile, e il brain drain potrebbe essere trasformato quanto meno in brain circulation attraverso adeguate politiche di attrazione di cui fanno parte, oltre che gli interventi a favore della ricerca, anche i provvedimenti di sostegno della nuova imprenditorialità.

Il tema della valorizzazione delle risorse umane va oltre i confini nazionali e risulta centrale al dibattito sugli scenari economici dell’Area Euromediterranea.

La XVI indagine 2013 in formato pdf