Nelle Marche scompare la Geologia dall’Università

 

Nelle Marche chiudono tutti i Dipartimenti di Scienze della Terra. Dopo Camerino stop anche per Urbino

                   Nelle Marche scompare la Geologia dall’Università

Graziano: “Anche ad Urbino chiuderanno le Scienze della Terra, con i suoi 21 insegnanti ed un’offerta formativa completa di primo e di secondo livello. Proprio in Italia dove abbiamo il 69% delle frane d’Europa, oltre che un immenso patrimonio di georisorse, su cui dovrebbero impostarsi le politiche di sviluppo del nostro Paese. Invece si spengono le luci sulla conoscenza”.

Farabollini: “Nelle Marche tutti i georischi, da quello idrogeologico ai terremoti, all’erosione costiera”.

“Anche l’ultimo Dipartimento di Scienze della Terra scomparirà dal territorio marchigiano”. E’ profondamente addolorato Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, nell’annunciare la notizia. “Dopo l’Università di Camerino anche l’Università di Urbino si appresta a chiudere  il suo Dipartimento di Scienze della Terra (Dipartimento di Scienze della Terra, della Vita e dell’Ambiente) per dar seguito – ha proseguito Graziano – a quanto previsto dai rigidi limiti della Legge Gelmini circa la numerosità dei Dipartimenti di uno stesso Ateneo. Infatti il Senato accademico dell’Università di Urbino, nell’ambito della riorganizzazione dei Dipartimenti, vorrebbe passare da 8 a 6 Dipartimenti. E quale sarà il Dipartimento a scomparire? Proprio quello di Scienze della Terra, nonostante i suoi 21 docenti dell’area scientifica 04 (Scienze della Terra) ed una offerta formativa completa di primo e secondo livello. Così come qualche anno fa è toccato al Dipartimento di Scienze della Terra di Camerino dove negli ultimi 10 anni, a seguito di 5 pensionamenti, non è stata fatta mai una nuova assunzione. In più il corso di laurea in Scienze della Terra è stato costretto a trasformarsi in un corso di laurea interclasse in Scienze geologiche, naturali ed ambientali”. Eppure proprio nelle Marche  non manca nulla, dall’erosione costiera al rischio terremoti, dalle alluvioni alle frane. Forte la denuncia di Graziano: “Mentre a Roma si  approva la legge che prevede il sostegno alla ricerca con risorse finanziarie del Ministero dell’Ambiente e misure per rafforzare la presenza dei Dipartimenti di Scienze della Terra nel sistema universitario, sono le stesse Università a sopprimerli. La recente legge nazionale ha invece incluso le Geoscienze tra le aree disciplinari di particolare interesse nazionale e comunitario, che dovranno godere di risorse dedicate per sostenere le immatricolazioni attraverso il Piano Lauree Scientifiche, prevedendo inoltre un programma di borse di studio a favore degli studenti che si iscriveranno ai corsi di laurea in Scienze geologiche. Ma nelle Marche, dove la tradizione geologica ha da sempre rappresentato un punto di riferimento nel panorama nazionale, ecco scomparire proprio il Dipartimento di Scienze della Terra”.

In Italia il 69% delle frane esistenti in Europa

“La relazione al Parlamento della «Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico» ricorda che il 69% di tutte le frane presenti in Europa sono in Italia, distribuite su 5.708 comuni italiani.

La riforma Gelmini, che prevede l’accorpamento e il taglio di molti Dipartimenti nelle Università – ha continuato Graziano –  ha cancellato quasi due terzi dei dipartimenti di Scienza della Terra. Il risultato è che prima del 2009, 22 università avevano dei Dipartimenti di Scienze della Terra, oggi solo 8. In Italia  la situazione è davvero preoccupante. Tra corsi che scompaiono perché i loro docenti che vanno in pensione e che nessuno sostituisce, tra dipartimenti interi che sono finiti nel tritacarne della riforma, quel che resta è davvero poco. Si può studiare in una delle 8 università dove i dipartimenti di Scienza della Terra sono sopravvissuti e sperare che non troppi corsi siano scomparsi oppure ci si può accontentare della Geologia che viene insegnata nelle altre università dove tutto quello che si potrà ottenere sarà una laurea frutto di un accorpamento e, quindi, diluita da esami di altre discipline scientifiche, mentre scompaiono le materie di geologia applicata”.

In Italia c’è di tutto: terremoti, erosione, consumo di suolo, disboscamento, rischio idrogeologico, ma anche tante georisorse. C’è bisogno di ricerca e di conoscenza.

“Mentre Roma approva leggi per la Geologia,  localmente si chiude nonostante la grave fragilità del territorio italiano. Lo dice il sito ufficiale della Protezione civile: «L’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, per la frequenza dei terremoti che hanno storicamente interessato il suo territorio  – ha dichiarato Piero Farabollini , geologo marchigiano e Consigliere Nazionale – e per l’intensità che alcuni di essi hanno raggiunto, determinando un impatto sociale ed economico rilevante. La sismicità della Penisola italiana è legata alla sua particolare posizione geografica, perché è situata nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica ed è sottoposta a forti spinte compressive… ». Lo urla da anni il Consiglio Nazionale dei Geologi: “L’Italia è un Paese MORFOLOGICAMENTE FRAGILE perché è GEOLOGICAMENTE GIOVANE: intensa attività sismica e vulcanica; continui e ricorrenti fenomeni erosivi (frane, alluvioni, valanghe, ecc.) che si verificano con tempi di ritorno sempre più brevi e dopo poche gocce d’acqua. Ma l’Italia è anche un Paese ANTROPICAMENTE malato: urbanizzazione selvaggia; scellerato consumo del suolo; disboscamenti senza programmazione; quartieri costruiti negli alvei; disprezzo e violazione di ogni norma di pianificazione; rinvii di spese indispensabili; taglio progressivo dei fondi per il rischio idrogeologico.

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