Allarme siccità, i geologi: la riduzione dell’acqua nelle reti provoca un calo della qualità

Allarme siccità, i geologi: la riduzione dell’acqua nelle reti provoca un calo della qualità

Fabio Tortorici, Presidente Fondazione Centro Studi CNG: è sconsigliabile utilizzare l’acqua razionata per scopi igienico-sanitari

“La siccità crea ancora danni e disagi per l’agricoltura e per le popolazioni, ma la ‘ricetta’ per risolverli è chiara: servono studi per effettuare ricerche idriche nei serbatoi geologici e maggiori investimenti per l’ammodernamento delle reti”. Lo afferma Fabio Tortorici, Presidente della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi che aggiunge: altrettanto indifferibile è un aggiornamento delle norme che regolano lo sfruttamento delle acque superficiali e sotterranee. Non si può più fare riferimento ad un Testo Unico che risale al lontano 1933.

“In Italia – spiega Tortorici – le risorse idriche captate dai pozzi sono mediamente di buona qualità, soprattutto se attingono da bacini idrogeologici profondi, ma ora la siccità sta costringendo alcuni Comuni a ridurre l’acqua immessa in rete, tramite turnazioni nell’erogazione. Questa soluzione è un rimedio estremo, poiché tale pratica ha come rovescio della medaglia un decadimento della qualità dell’acqua. Infatti, finché le reti acquedottistiche sono in pressione, dai fori presenti nelle condotte l’acqua fuoriesce e si disperde, ma quando si sospende la circolazione del fluido, avviene il processo inverso, quindi per fenomeni di depressione dagli stessi fori può avvenire l’aspirazione di sostanze di varia natura (terreno, reflui, ecc.) verso l’interno delle tubazioni, che rendono l’acqua torbida, arricchendola di inquinanti. In questi casi, la qualità dell’acqua non è più legata alla sola natura geologica dei serbatoi idrogeologici, ma a ciò che avviene durante il tragitto dall’opera di captazione ai rubinetti degli utenti”.

“Inoltre – continua il geologo – quando una rete è scarica si incrementa la sua degradazione con fenomeni di ossidazione e aumenta la proliferazione batterica. Va sottolineato che, se le reti idriche sono vetuste e fatiscenti, quelle fognarie non sono da meno, quindi è facile immaginare a quali rischi si potrebbe andare incontro con l’interferenza tra le perdite delle due reti. In termini pratici, in quei Comuni in cui si adottano turnazioni idriche, è sconsigliabile usare la preziosa risorsa (pagata dagli utenti come potabile) a scopo igienico sanitario. Pertanto, per garantire la nostra salute, in tutti quei casi in cui la distribuzione dell’acqua non avviene costantemente nelle 24 ore, va incrementata la frequenza dei controlli analitici sull’acqua.

Un altro aspetto di grande rilievo e troppo spesso sottovalutato, legato alla perdita delle reti, è rappresentato dai danni che queste possono produrre sui fabbricati. Infatti, le acque disperse nel sottosuolo possono erodere i terreni di fondazione, creare cavità sotterranee, causando fenomeni di instabilità e cedimenti. Per questi motivi, e non solo per la difesa dai terremoti, la conoscenza e la caratterizzazione geologica del sottosuolo rimarrà una fase di studio sostanziale per la progettazione di nuove strutture e per la salvaguardia di quelle già esistenti”.

Roma, 29 agosto 2017

il comunicato stampa in formato pdf