Lancio libro Giunti “Ripariamo l’Italia. Storie di terremoti e terremotati. Vittime e danni. Colpe e colpevoli. Come possiamo difenderci?”

Lancio libro Giunti “Ripariamo l’Italia. Storie di terremoti e terremotati. Vittime e danni. Colpe e colpevoli. Come possiamo difenderci?”

Lunedì 15 ottobre alle ore 12:00
presso la sede del Consiglio Nazionale dei Geologi in via Vittoria Colonna 40 – Roma,
si terrà la Conferenza Stampa di presentazione del libro “Ripariamo l’Italia” di Erasmo D’Angelis.
Interverranno:

Erasmo D’Angelis, Autore del libro e Segretario Generale dell’Autorità Distrettuale del Bacino dell’Appennino Centrale
Angelo Borrelli, Capo Dipartimento della Protezione Civile
Massimo Sessa, Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici
Francesco Peduto, Presidente del Consiglio Nazionale  dei Geologi
Ermete Realacci, Presidente di Symbola
Armando Zambrano, Presidente Consiglio Nazionale degli Ingegneri

Giunti Editore
480 pagine | prezzo: 16,00€ | prezzo ebook: 10,99€
In libreria dal 10 ottobre 2018

 


Perché il libro?

Le verità molto scomode che tanti preferiscono non leggere e non vedere né sentire, i paradossi dell’Italia ultimo Paese avanzato con livelli di insicurezza e fragilità strutturali imbarazzanti di fronte ai terremoti, cosa fare per proteggere gli italiani e le nostre case dai crolli da terremoto, è nelle 465 pagine dell’ultimo libro di Erasmo D’Angelis in uscita con Giunti editore: “Ripariamo l’Italia. Storie di terremoti e terremotati. Vittime danni. Colpe e colpevoli. Come possiamo difenderci?”, con prefazione di Giuseppe Zamberletti e introduzione di Mario Tozzi e la struggente copertina dell’Italia a brandelli di Sergio Staino.

E’ un libro tutto da leggere, che per la prima volta mette tutti gli italiani, a partire dalla classe politica, di fronte alle responsabilità della prevenzione e dell’antisismica, come spiega Zamberletti.

D’Angelis, giornalista e fondatore e capo di Italiasicura e uno dei massimi esperti in prevenzione strutturale dai rischi naturali e oggi Autorità di bacino dell’Italia Centrale impegnato nel piano di sicurezza idrogeologica nelle zone terremotate del centro Italia, risponde ai tanti perché in tema si sisma. Viviamo, infatti, in uno dei territori più sismici del mondo ma, tra i Paesi industrializzati, siamo ultimi in prevenzione e sicurezza, e anche scosse di media potenza che altrove non fanno danni possono disintegrare il costruito e provocare tragedie come a Ischia o annientare intere comunità, come è accaduto ad Amatrice. Negli ultimi 2.500 anni l’Italia è stata colpita da oltre 30.000 terremoti di media e forte intensità. La nostra rete sismica misura ogni anno tra le 1.700 e le 2.500 scosse superiori a magnitudo 2.5. Una drammatica ciclicità mostra in media un forte sisma con vittime e ingenti danni ogni 4,5 anni. Nel solo Novecento, 7 terremoti di magnitudo uguale o superiore a 6.5 hanno avuto effetti distruttivi tra i gradi decimo e undicesimo della scala Mercalli, e dal 2000 ad oggi una quarantina di scosse hanno superato magnitudo 5.0, la soglia limite che da noi già provoca crolli e vittime. E la nostra lunga vicenda sismica, dal Medioevo ad oggi, ha visto abbattuti oltre 4.800 centri abitati, molti dei quali più volte. Nei soli ultimi 20 anni ne sono stati colpiti 1.760, con 40 città coinvolte con oltre 30.000 abitanti. Località più volte distrutte e sempre ricostruite ma, salvo rarissimi casi, senza l’antisismica.

E i morti? Dal 1860 le stime ne indicano circa 170.000, cifra da inorridire ma D’Angelis spiega perché è approssimativa e ampiamente in difetto e andrebbe raddoppiata per la precarietà dell’anagrafe italiana fino ai primi decenni del Novecento, per le censure e le scarse certezze sulla quota aggiuntiva di deceduti per fame, ferite, stenti, malattie, ritardi di soccorsi e cure sanitarie, e per fenomeni indotti come frane, maremoti, incidenti. Mancano stime attendibili anche di feriti e invalidi ma sono stati alcuni milioni, e almeno 150.000 croci sono state piantate dopo i soli due grandi terremoti dei primi 15 anni del Novecento: il sisma del 1908 che travolse Messina e Reggio Calabria (forse 120.000), e quello del 1915 sulla Marsica (forse 30.000). Dal 1968, sotto i crolli delle scosse più importanti, sono state uccise oltre 5.000 persone.

Lo Stato, dal 1946 ad oggi, ha ricostruito D’Angelis spulciando tra i bilanci dei Ministeri e delle amministrazioni territoriali, ha speso per risarcire e riparare i danni da terremoto in media ogni anno circa 4 miliardi di euro. Cifre in drammatico aumento negli ultimi 10 anni con i soli ultimi 3 grandi terremoti che sono costati e costeranno all’Italia ben 50 miliardi di euro (L’Aquila 2009: 17.4 miliardi, l’Emilia 2012: 13 miliardi, Centro Italia 2016-2017: 23 miliardi). E’ la metà dell’investimento per rendere antisismiche le nostre case e gli edifici pubblici, circa 100 miliardi di euro, sempre considerato però fuori dalla portata e impossibile.

L’autore risponde con storie e documenti ai tanti paradossi dell’Italia che  ha  inventato l’architettura, l’ingegneria, la sismologia e la geologia, che è stato il primo Paese al mondo ad aver applicato la tecnica dell’antisismica già nella Roma antica, poi nella Ferrara distrutta dal sisma nel 1570 e in Sicilia e Calabria borboniche, ma resta inchiodato alle emergenze. Nonostante le poche ricostruzioni esemplari come quella del Friuli, gli italiani perdono la memoria degli eventi e rimuovono le cause. L’ignoranza e l’irresponsabilità collettiva e della classe politica hanno poi permesso l’accumulo di un impressionante stock immobiliare tra i 4 e 5 milioni di edifici pubblici e privati e strutture produttive, su 12 milioni complessivi di edifici, dove vive, lavora e studia oltre un terzo della popolazione che potrebbero danneggiarsi o non reggere a scosse importanti, come è accaduto a L’Aquila, in Emilia, ad Amatrice.

Troppa edilizia è scadente, insicura e illegale e spesso è quella “graziata” da tre condoni dagli anni Ottanta, anche in zone sismiche e nella violazione plateale di norme tecniche antisismiche, e nell’assenza di trasparenza e di una “Carta d’identità” per ogni fabbricato.

Il libro, che si legge come un romanzo, riscrive poi l’intera storia d’Italia attraversando tutti i terremoti che l’hanno ripetutamente colpita in ogni Regione, dalla prima catastrofe conosciuta nella Campania del 3750 avanti Cristo all’ultimo sisma che ha provocato morti e crolli a Ischia nel 2017. E’ un viaggio storico e sociale sorprendente, con inediti recuperati da fonti diverse, dal patrimonio di informazioni dell’Ingv e della Protezione Civile ai cataloghi antichi dei primi studiosi e sismologi, dagli Annali monastici e dell’Archivio segreto del Vaticano ai diari ai documenti di archivi pubblici  e privati alle recenti indagini dell’archeo-sismologia che porta alla luce disastri di cui si era persa ogni traccia.

E’ un lungo racconto, con dati e testimonianze che ci fa conoscere storie di distruzioni, solitudine e disperazione, denunce inascoltate di scienziati e urbanisti, colpe di una classe politica che ha chiuso gli occhi sul rischio e sulla protezione di milioni di italiani favorendo ricostruzioni con la stessa fragilità tecnica precedente e nell’elusione della legge.

Siamo l’unico Paese dove il rischio sismico continua ad essere rimosso, ignorato e ampiamente sottovalutato, ed esorcizzato toccando ferro o supplicando un santo martire, e dove resta scarsissima la coscienza dei fenomeni naturali e altissimo il mancato rispetto delle norme tecniche per l’edilizia sicura in zone pericolose, ancora non obbligatorie per tutti gli edifici.

Scopriremo, sfogliando le pagine, quali complicità formidabili, psicologiche e speculative permettono al sisma di far danni in quantità smisurata ai migliori luoghi e ai paesaggi più belli del mondo. E perché il silenzio non aiuta e non bisogna vergognarsi né lasciarsi sopraffare dal fatalismo medievale. Battere il terremoto è possibile, e il libro racconta storie positive perché l’Italia ha dimostrato che si può ricostruire e rinforzare mattone su mattone antisismico,  spendendo cento volte meno che nelle emergenze.

È un libro che parla al Paese e alla politica, al mondo delle professione e ai proprietari di abitazioni. Perché  è il momento di recuperare tutto l’orgoglio dell’impresa dell’antisismica e riparare, rafforzare, consolidare e rottamare tutto quello che potrebbe collassare sulle nostre teste. L’Italia, spiega l’autore, potrebbe raggiungere in dieci anni gli stessi standard di sicurezza del Giappone o della California, ottenuti anche grazie a formidabili tecnologie e professionalità italiane. Può recuperare lo sguardo lungo della prevenzione, lasciando al passato i rimpianti, gli ignobili sabotaggi, gli errori, errori di tutti e della politica soprattutto.