Conto energia termica: doccia fredda per la geotermia

Conto energia termica: doccia fredda per la geotermia

Le suadenti promesse espresse nel documento di Strategia Energetica Nazionale di recente emanazione hanno trovato un esito assai deludente nello schema di decreto ‘Conto Energia Termica’ che rischia di frenare enormemente lo sviluppo della geotermia a bassa entalpia in Italia, sela Conferenza UnificataStato – Regioni non dovesse apportare forti correzioni.

Il Consiglio Nazionale Geologi aveva apprezzato molto la scelta del Governo di procedere a dotare il Paese di un atto di indirizzo strategico in tema di energia, che per la geotermia faceva ben sperare, essendo essa riconosciuta come fonte rinnovabile virtuosa per le ricadute ambientali e occupazionali nel nostro Paese. Sembrava riconosciuta anche la peculiarità degli impianti a pompa di calore geotermica, derivante dal fatto che il 90% del mercato italiano delle pompe di calore acqua-acqua è coperto dalla produzione nazionale, e che circa il 50 % della produzione nazionale di questa tecnologia viene esportato; evidente elemento di eccellenza e competitività̀ dell’industria italiana in questo comparto. Il CNG guarda a questo mercato come un nuovo ed interessante sbocco professionale per geologi, tecnici ed altri progettisti.

Contro ogni attesa, lo schema di decreto ministeriale appena varato dal ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, di concerto col ministro dell’Ambiente Corrado Clini e col ministro delle Politiche Agricole Mario Catania, non rende nessun merito alla produzione di energia termica da fonte rinnovabile geotermica che, è bene ricordare, l’EPA (Agenzia per l’Ambiente USA) considera esplicitamente la migliore tecnologia per la climatizzazione estiva e invernale degli edifici, sia dal punto di vista dell’efficienza energetica sia per quanto riguarda la compatibilità ambientale.

Gli incentivi destinati ai piccoli impianti geotermico sono limitati a due anni (estesi a cinque per impianti maggiori, ma con incentivo annuo ridotto) e percentualmente molto inferiori al 40% dichiarato dai ministri. Le prime stime indicano un contributo tra il 5 e il 10%, inferiore a quelli già modesti destinati alle altre tecnologie rinnovabili termiche, che pure risultano più dispendiose dal punto di vista energetico e a minore sostenibilità ambientale. Inoltre, gli incentivi saranno limitati agli interventi di sostituzione di impianti esistenti e non riguarderanno i nuovi edifici. Se approvato, questo decreto si rivelerà del tutto inefficace ed inutilizzabile per gli impianti a pompa di calore geotermica.

Il governo non ha il coraggio di dichiarare che gli incentivi dati al fotovoltaico sono stati una scelta sconsiderata e ora le risorse economiche sono esaurite. L’unico incentivo che intravediamo è quello all’internazionalizzazione di tutti i soggetti che ancora operano stoicamente e da pionieri in Italia per lo sviluppo e la diffusione  della geotermia, fra i quali si contano molti geologi.

Il Consiglio Nazionale dei Geologi sollecita le Regioni perché in seno alla Conferenza Unificata riconoscano concretamente il contributo che la geotermia a bassa entalpia può dare in termini di risparmio e di efficienza energetica, nel rispetto dei più alti criteri di sostenibilità ambientale. Si segua l’esempio virtuoso di molti stati europei (come Gran Bretagna e Germania) che hanno saputo adottare politiche realmente incentivanti ponendo le premesse per il concreto sviluppo della geotermia.