Graziano: “L’acqua è un bene limitato e un giorno potrebbe non bastare più anche in Italia. La quantità e la disponibilità di questa risorsa primaria saranno tra i principali problemi ambientali da affrontare in futuro non troppo lontano”. I geologi segnalano con forza la necessità che aumenti la sensibilità su tali tematiche. “Fino all’utima goccia”, sarà questo il titolo del Primo Forum Nazionale sull’Acqua voluto e organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi.
“Roma ospiterà l’evento a Ottobre – ha proseguito Graziano – in un momento in cui non ci saranno i riflettori accesi dai referendum su tale problematica, proprio perché vogliamo continuare a mantenere alta l’attenzione. In quella sede presenteremo una mozione agli organi competenti e varie proposte”.
Proposte che dai geologi arriveranno subito ed in modo concreto.
“Nella realtà complessa del nostro Paese – ha dichiarato Graziano – la fruibilità del bene acqua è caratterizzata da discontinuità territoriali, qualitative e quantitative. Una nuova coscienza deve guidare le scelte operative per una gestione equilibrata delle risorse idriche, in un contesto sempre più condizionato da problematiche pressanti: fabbisogno crescente, inquinamento, cambiamenti climatici, desertificazione.
Nel Nord Italia gli usi civili dell’acqua sono soddisfatti prevalentemente dalle acque di falda. Mentre al Sud viene ad avere una fondamentale importanza l’uso delle acque provenienti da invasi artificiali”.
I consumi medi in Italia di acqua “passano dai 300-400 litri/persona al giorno per le grandi realtà metropolitane (Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli) – ha continuato Graziano – ai 150 litri/persona al giorno per esempio nelle zone della Sicilia interna (dove viene razionata). Questi consumi non sono in linea con le direttive dell’ONU, che vorrebbe garantire, nei prossimi anni, ad ogni abitante della Terra 40 litri/persona al giorno, per una popolazione prevista di oltre 10 miliardi di abitanti. Si vengono a creare situazioni di disequilibrio. Un altro problema fondamentale da affrontare è rappresentato dalle rilevanti perdite dei sistemi di captazione e distribuzione delle acque dolci estratte, per cui l’Italia risulta avere valori tra i più alti in Europa.
L’agricoltura è il settore nel quale vi è il maggior consumo e il maggior fabbisogno d’acqua, impiegata nell’irrigazione. Prevedere i consumi è abbastanza complicato.
La Conferenza Nazionale delle Acque ha stimato che per una superficie totale di 3.345.000 ettari irrigati vengono consumati circa 25 miliardi di mc annui, di cui l’80% in Italia settentrionale, il 4,2 % in Italia meridionale e insulare e il rimanente 1.4% in Italia Centrale (tali dati sono comunque confermati da successivi aggiornamenti curati da IRSA, CNR e ISPRA).
I fabbisogni industriali variano a seconda delle diverse tipologie degli impianti: studi dell’IRSA hanno ipotizzato un valore annuo complessivo di circa 5-7.5 miliardi di metri cubi che per il prossimo futuro (2020) dovrebbe praticamente raddoppiare arrivando a circa 13 miliardi mc annui. Tali consumi potrebbero essere abbattuti notevolmente prevedendo una sempre maggiore diffusione del riciclo dell’Acqua”.
Ed i geologi chiamano tutti ad una profonda sensibilizzazione. Lo faranno in modo incisivo giungendo da tutta Italia al Primo Forum Nazionale sull’Acqua organizzato dal Consiglio Nazionale ed in programma a Roma il 18 e 19 Ottobre .
“Strumento imprescindibile alla base di ogni pianificazione è la conoscenza. La figura professionale del geologo – ha concluso Graziano – può e deve fornire tutte le informazioni tecnico-scientifiche necessarie all’individuazione dei problemi e alla elaborazione delle soluzioni. E sono proprio questi gli obiettivi del Forum organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi: conoscere, analizzare, risolvere, perché in questa materia non ci si può basare su dilettantismo e approssimazione”.