“Siamo pronti a scendere in piazza ed a farlo compatti e numerosi per protestare con forza contro quello che sta accadendo alla Camera dei Deputati, dove in sede di discussione per la conversione in legge del famoso Decreto Sviluppo 380/01, è stata introdotta una norma in base alla quale le indagini geotecniche che sono alla base della sicurezza , potranno essere eseguite solo da pochi grandi gruppi imprenditoriali sancendo la morte dei liberi professionisti, con gravi limitazioni del libero mercato e della concorrenza e soprattutto della qualità del servizio”. Vibrata la denuncia di Gianvito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi.
“Credo che in Italia sia necessario privilegiare la professionalità – ha proseguito Graziano – e la qualità del prodotto intellettuale, soprattutto in un Paese come il nostro dove periodicamente si verificano terremoti, alluvioni, frane ed eruzioni vulcaniche. Invece in Italia si vuole persino togliere l’obbligo della relazione geologica e adesso anche limitare il libero mercato, la concorrenza. Gli Italiani possono stare contenti: avremo morti “felici” di essere tali perché resi defunti all’interno di una modesta costruzione. Non ci insegnano nulla le sempre più numerose emergenze che stanno colpendo la nostra nazione? Addirittura, proprio all’indomani del terremoto in Emilia Romagna, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici propone una modifica sostanziale ad alcuni articoli del D.P.R. 380/2001 nella direzione opposta a quella della conoscenza e conseguentemente a quella della prevenzione. Una modifica che si esplicita con la scomparsa di quell’elaborato progettuale fondamentale che è la relazione geologica e, con essa di tutto quel bagaglio di conoscenze che consente di operare scelte compatibili con l’assetto del territorio”.
“Non siamo contrari alle semplificazioni – ha continuato Graziano – tutt’altro, ma siamo contrari, questo sì, a qualunque deroga ai concetti di sicurezza e di benessere dei cittadini. Non si può costruire un edificio “semplice” o “modesto” in un’area in frana o in un’area di possibile esondazione di un fiume o in un’area di possibile liquefazione dei terreni o in tanti altri scenari di rischio. Non per questo possiamo consentire che esso crolli e arrechi danni a persone e a beni. Non possiamo permettercelo perché già troppe volte questo è accaduto. In Italia è giunto il momento di dire basta e di puntare sulla qualità dei servizi. In queste ore, preparato in gran segreto come nelle migliori società segrete e mostrato solo a certi interlocutori e non ad altri, circola uno schema di articolato che modifica alcuni articoli del D.P.R. 380/2001 che limita la libertà di mercato a danno della qualità e soprattutto della sicurezza dei cittadini. Siamo per un Italia moderna, pronti a collaborare per lo sviluppo del Paese, ma siamo in netta opposizione ad una Nazione dove non ci sia l’obbligo di una certificazione geologica e dove le indagini geotecniche possano essere fatte solo dai grandi gruppi imprenditoriali. La nostra non è una battaglia solo a difesa della categoria ma è fatta soprattutto nell’interesse superiore del cittadino che vive nei territori a rischio”.
E dunque oggi più di ieri è forte l’appello “a nome di tutta la comunità geologica italiana troppo spesso non ascoltata e osteggiata”, al Capo dello Stato Giorgio Napolitano, al Presidente del Governo Mario Monti ed a tutti i Partiti Politici – ha concluso Graziano – ad intervenire per fermare la deriva anti geologica e dunque anti prevenzione che si sta affermando in Italia, laddove si invocano falsi criteri di semplificazione. Che si dia alla comunità geologica l’opportunità di poter svolgere con dignità il proprio ruolo di sussidiarietà e di servizio, di poter fare quello che i geologi sanno fare, nel campo delle costruzioni, come nel campo della salvaguardia dell’ambiente dai rischi naturali.
All’indomani della prossima alluvione, del prossimo terremoto o della prossima frana potremo finalmente dire che qualcosa sta cambiando”.
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