A PROPOSITO DI DINAMICA FLUVIALE

A PROPOSITO DI DINAMICA FLUVIALE

di Vittorio d’Oriano, Vice Presidente del Consiglio Nazionale Geologi

In questi tragici giorni dell’alluvione in Sardegna su questo argomento se ne sono sentite e lette di tutti i colori tanto che in più di una occasione mi è tornato alla mente il vecchio adagio: il bel tacer non fu mai scritto! 

Per contrappasso, mi sono anche ricordato di una “massima” scritta addirittura da Galileo Galilei, che come è noto non era uno stupido, il quale nel suo “Discorso intorno a due Scienze nuove” ebbe a scrivere: “È più facile studiare il moto di corpi celesti infinitamente lontani che quello del ruscello che scorre ai nostri piedi”.

Secondo voi perché Galileo ebbe a scrivere quella frase, ormai sono quasi 600 anni orsono?  Io credo che prima di tutto Galileo abbia molto osservato il comportamento dell’acqua nello scorrere di un fiume o di un torrente e l’abbia osservato in condizioni diverse di portata. Certamente,  nel corso di queste sue ripetute osservazioni, non può non aver notato le profonde e talora sensibilissime modificazioni del tratto di fiume osservato: erosione e deposito prima di tutto, così come non può non aver notato che all’incessante modificarsi delle condizioni geometriche del letto variavano anche le direzioni e le stesse condizioni di moto dell’acqua. E siccome dice che “è più facile studiare il moto dei corpi celesti che quello del ruscello” vicino casa vuol dire che egli ha avuto la consapevolezza che nella simulazione del moto di un fiume le variabili sono moto più difficili da razionalizzare rispetto a quelle delle orbite dei corpi celesti.

I fiumi e torrenti infatti, nel loro corso naturale, ovvero quello che non ha subito interventi da parte dell’uomo, sono vivi nel senso che partecipano, essendo talora attori principali, dell’evoluzione delle terre emerse.

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