Gargano (ANBI): “All’inizio del 2014 ripresenteremo il Piano per la Mitigazione del Rischio Idrogeologico con migliaia di interventi immediatamente cantierabili e capaci di apportare un significativo incremento occupazionale. E’ stato speso solo lo 0,1% delle risorse all’epoca destinate dal C.I.P.E..”
Graziano (geologi): “Urge Legge di governo del territorio con riforma urbanistica e costituzione degli uffici geologici locali”
“All’inizio del prossimo anno, ripresenteremo, il Piano per la Mitigazione del Rischio Idrogeologico, che contiene le azioni proposte e progettate dai Consorzi di bonifica e fatto di migliaia di interventi immediatamente cantierabili e capaci di apportare una significativa riduzione del rischio idrogeologico e un incremento occupazionale. Servono oltre 7 miliardi: una cifra enorme, ma che può essere reperita, utilizzando lo stesso sistema già attuato per il Piano Irriguo Nazionale, cioè mutui quindicennali, a totale carico dello Stato che possono essere erogati sia da Banche che dalla Cassa Depositi e Prestiti. Bisogna però decidere con urgenza, smettendo l’irresponsabile rito di dimenticare il grave dissesto idrogeologico del Paese appena ritorna il sole”. Lo ha affermato con gran forza Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.).
“Gli studi evidenziano che le bombe d’acqua causano i danni più gravi nei pressi degli argini, dove qualcuno, però, continua ad autorizzare costruzioni – ha proseguito Gargano – e non si dica che mancano le risorse, perché è stato speso solo lo 0,1% delle risorse per la salvaguardia idrogeologica, destinate dal C.I.P.E. .”
“Occorre ripensare le strategie, ridefinire gli obiettivi ed i quadri programmatori, ripensare le politiche e gli strumenti normativi – ha dichiarato Gian Vito Graziano – Presidente Consiglio Nazionale Geologi – e operativi per uscire dal paradosso di un Paese che non riesce a passare dall’emergenza alla gestione ordinaria del territorio.
Una politica sostenibile di uso del suolo e di riduzione del rischio idrogeologico non può non passare attraverso una nuova legge di governo del territorio, che prenda a riferimento il bacino idrografico e non più i limiti amministrativi.
Una legge di governo del territorio deve portare con sé una riforma urbanistica, l’implementazione delle reti di monitoraggio, le esperienze positive dei presidi territoriali, la costituzione di uffici geologici locali e, non ultimo, deve saper attribuire con chiarezza competenze, ovvero anche responsabilità.”
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