I cambiamenti climatici mettono in evidenza quanto sia malato il territorio italiano

Nel nostro Paese bisogna ridurre le condizioni di rischio geomorfologico e idraulico, migliorare la qualità delle acque, rinatulizzare i fiumi e curare la manutenzione del territorio.  Quanto sta accadendo in queste ore in Italia dimostra che le cause del dissesto idrogeologico non risiedono soltanto nei cambiamenti climatici, ma soprattutto nello stato di grave malattia in cui versa il territorio italiano, che in dispregio alla sua straordinaria bellezza, stiamo lasciando morire per incuria.

Lo ha affermato Gian Vito Graziano . Secondo il Presidente Nazionale dei Geologi  “dietro i cambiamenti climatici si sono trincerati in troppi, ritenendo che certe situazioni fossero fatalmente da accettare. Ancora una volta invece  – ha proseguito Graziano – emerge in tutta la sua gravità il fatto che una pioggia, magari solo un po’ più severa, sia sufficiente a mettere in ginocchio intere regioni. I cambiamenti climatici rappresentano un’aggravante, non un’attenuante”.

“È ben noto – ha dichiarato Marina Fabbri, Vice Presidente dell’Ordine dei Geologi del Lazio –  che le piogge intense di breve durata rappresentano la fenomenologia più critica per l’area romana. Le zone maggiormente esposte a tale rischio, in cui tali fenomeni si ripetono con maggiore frequenza e pericolosità sono: Piana del Sole, Prima Porta, Ostia-Infernetto/Bagnolo, Settebagni, via Tiburtina – via Scorticabove, Corcolle e via Scartazzini.

I geologi da tempo avvisano che non si può più contare solo sulle opere di difesa del suolo, che possono rivelarsi inefficienti, come avvenuto a Prima Porta a gennaio scorso, ma anche inefficaci, quando non più adeguate per l’incremento del carico urbanistico verificatosi dopo la loro realizzazione.

L’eccessiva impermeabilizzazione del suolo prodotta da un’urbanizzazione poco previdente, ha reso il territorio ancora più vulnerabile di quanto non lo fosse già, e in alcune situazioni è diventato difficile, se non impossibile, porre riparo. La proposta dell’Ordine dei Geologi del Lazio è quella di tentare di ridurre i livelli di rischio per le popolazioni non più solo attraverso opere di difesa passiva, ma anche con interventi non strutturali a carattere preventivo, come la manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua, dei versanti e delle opere esistenti, la delocalizzazione di insediamenti ed attività, il potenziamento delle reti di monitoraggio e dei sistemi di preallertamento e, soprattutto, la comunicazione ai cittadini anche in periodo “di pace”, affinché si impegnino a contribuire alla mitigazione del rischio tenendo comportamenti corretti”.

Ed i geologi del Lazio intervengono anche sulle polemiche degli ultimi giorni in occasione dell’ultima emergenza .

“La preannunciata e intensa ondata di maltempo che ha interessato da nord a sud il territorio nazionale la settimana scorsa, con eventi di nubifragio, piogge persistenti di forte intensità, grandinate, vento intenso, trombe d’aria e addirittura la formazione di un raro ciclone di tipo simil-tropicale in Sicilia – ha dichiarato Marina Fabbri, Vice Presidente dell’Ordine dei Geologi del Lazio –   a Roma e più in generale nel Lazio è stata finalmente gestita con un’efficace azione di protezione civile. L’avviso alla popolazione, la chiusura di strade e sottopassi a rischio, le scuole chiuse hanno ridotto notevolmente gli spostamenti e i disagi legati al traffico congestionato a causa dell’impraticabilità di molte strade per allagamento, oltre a garantire la tutela della pubblica e privata incolumità. Sono nate delle polemiche per i disagi causati dalle precauzioni prese, ritenute eccessive, ma in realtà, se non fossero state adottate, sicuramente avremmo contato danni maggiori”.

Ed ecco i dati dell’emergenza che ha interessato nelle scorse settimane Roma: “Le precipitazioni nella Capitale hanno raggiunto i 170 mm in 30-36 ore – ha dichiarato Tiziana Guida, segretario dell’Ordine dei Geologi del Lazio  – e nel settore sud-orientale dei Colli Albani e in alcune zone della Ciociaria punte di 250-300 mm di pioggia in 48 ore. Si tratta di quantitativi elevati: novembre, pur essendo il mese più piovoso dell’anno fa registrare, in queste aree, piogge comprese tra 120 e 180 mm, distribuite nell’arco di 10-12 giorni”. E anche se a Roma non si sono verificati i disagi degli eventi del 31 gennaio 2014, 20 ottobre 2011 e 28 ottobre 2008, sono stati comunque effettuati 400 interventi per allagamenti in diverse zone, e per la messa in sicurezza e la rimozione di alberi. Inoltre durante l’evento sono stati impegnati sul terreno, con il compito di tenere la situazione sotto controllo e intervenire in caso di emergenza, un totale di 800 persone e più di 50 associazioni di volontariato, 25 squadre (Protezione Civile e Servizio Giardini) e 70 idrovore.

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