La sera del 21 dicembre 2011 è morto John Hutchinson, professore emerito dell’Imperial College e componente prestigioso della ristretta Accademia degli ingegneri di Sua Maestà britannica (FREng.).
L’AIGA ha da poco stampato il volume di pubblicazioni selezionate dalla sua intera produzione, con lo scopo di diffondere gli straordinari risultati da lui raggiunti nel campo della caratterizzazione geotecnica dei corpi geologici, dell’evoluzione morfologica dei versanti e dei metodi di stabilizzazione delle frane.
Questo libro ha avuto un enorme successo in tutto il mondo ed è stato recensito nelle più importanti riviste del settore geotecnico e geologico applicativo tra cui ad esempio da Peter G. Fookes per Gèotechnique e da David Cruden per Canadian Geotechnical Journal.
Sono celebri e molto citati i suoi lavori sulla classifica e la pericolosità delle frane, dall’interpretazione di paleofrane periglaciali all’evoluzione di processi gravitativi attivi lungo pendii costieri fino agli scorrimenti traslazionali lungo giunti tettonici di ammassi rocciosi (flexural slips), di cui il caso di Senise è stato mirabile esempio. La prima classifica dei movimenti di massa risale a un lavoro non pubblicato del 1963 ed è stata il riferimento essenziale di tutta la letteratura sviluppata sull’argomento. Le prove di misura di resistenza in situ sulle argille sensitive norvegesi e i lavori delle indagini sulle frane evidenziano le straordinarie attitudini di Hutchinson nelle correlazioni tra processi fenomenologici ed analisi numeriche, basate sulle eccezionali coesistenti conoscenze di meccanica del terreno, geologia del Quaternario e geomorfologia. La sua formazione scientifica e professionale è stata influenzata da alcune prestigiose figure come l’archeologo Charles Green in East Anglia, Laurits Bjerum nell’Istituto di Geotecnica Norvegese e Alec Skempton che lo volle fortemente per completare il celebre gruppo di ricercatori dell’Imperial College di Londra.
Dopo il terremoto Campano-Lucano del 1980, nacque per me la prima occasione di lavorare con John Hutchinson sulle frane di Calitri. Ricordo la sua incredibile acutezza nell’interpretare i dettagli morfologici e la meticolosità del controllo dei vettori di spostamento per risalire al meccanismo di frana rotazionale profonda ed all’entità della rotazione della zona di piede. Durante il lavoro sulla frana di Calitri si consolidarono fortemente i rapporti di collaborazione e maturò in me la consapevolezza di aver avuto la fortuna di trovare un maestro e un amico la cui conoscenza sviluppò ancor più in me la grande passione sullo studio e la ricerca sulle frane.
John Hutchinson è venuto in Italia diverse volte ed abbiamo affrontato insieme problemi di frane nei più svariati contesti geologici, geomorfologici e geotecnici della Catena Appenninica e dell’Avanfossa lucana. Con lo studio della frana Timpone, a Senise (PZ), che nel 1986 causò la morte di 8 persone, è stato evidenziato il grande significato di preesistenti superfici di rottura, generate dal basculamento tettonico delle Sabbie di Aliano e derivate da paleoscorrimenti lungo i livelli argillosi, con resistenze disponibili prossime ai valori residui. Tali risultati sono stati evidenziati attraverso l’analisi a posteriori, condotta su una sezione della frana meticolosamente ricostruita.
John Hutchinson è stato chiamato in tutto il mondo a svolgere relazioni generali e ha sempre partecipato ai nostri convegni nazionali anche organizzati dall’Ordine Nazionale dei Geologi, dimostrando il suo attaccamento al nostro paese.
Nel 1992 dette persino il suo entusiastico consenso a venire ad insegnare in Basilicata, ma avendo raggiunto i 65 anni di età non fu possibile un suo inquadramento nella nostra Università.
Circa 2 anni fa ha voluto donare la sua preziosa collezione di libri ai geologi italiani. Essa sarà esposta e consultabile nella sede del Consiglio Nazionale dei Geologi a Roma. E’ stato un grande atto di generosità a dimostrazione del rispetto e della grande considerazione di John Hutchinson verso di noi.
Un Maestro che se ne è andato per non più tornare, non importa quanto lunga sia stata la sua esistenza, lascia un vuoto profondo di pensieri, di esperienze e di ricordi che ormai nulla può più colmare. Ci resta di lui la sua grande produzione scientifica e la sua immagine, ben poca cosa per sostituirlo.
Mario Del Prete