Riforma degli ordinamenti professionali: una aberrazione giuridica

Il Ministero della Giustizia, in un assolato e caldo pomeriggio di giugno, ha partorito lo “Schema di Decreto del Presidente della Repubblica recante “Riforma degli ordinamenti professionali in attuazione dell’articolo 3, comma 5, del decreto-legge 13 agosto 2011 n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011 n. 148”.

Una follia, una aberrazione giuridica, una perversione intellettuale.

I Colleghi e quanti devono approvare quello schema di decreto devono sapere che la stesura della bozza nella quasi interezza si deve, esclusivamente, al lavoro dei Consigli Nazionali delle professioni di area tecnica cui lo stesso Ministero si era rivolto al fine di accelerare la definizione di un testo condiviso.

Consegnato il testo però il Ministero si è arroccato su posizioni assolutamente supponenti e arroganti impedendo qualsiasi interlocuzione ulteriore. Da qui il testo consegnato al pubblico in questi giorni, che rivede e stravolge completamente la creazione e la formazione dei Consigli o Comitati di Disciplina, organismi autonomi come giusto ed auspicabile, dai Consigli degli Ordini Territoriali e, per la seconda istanza, dai Consigli Nazionali di cui all’Art. 9 (Disposizioni sul procedimento disciplinare delle professioni regolamentate diverse da quelle sanitarie).

Il problema è che questi Consigli di disciplina, per il livello nazionale che assume il ruolo di tribunale di 2a istanza, dovrebbero essere formati, secondo la linea proposta dal Ministero, dai non eletti ai Consigli Nazionale degli Ordini o Collegi. Ovvero, per essere più espliciti e chiari, i “trombati” dalla categoria dovrebbero assumere un ruolo determinante e delicatissimo quale quello dell’esercizio della giustizia disciplinare che, in linea generale, può considerarsi ancora più delicata delle stesse funzioni attribuite ai Consigli degli Ordini sia di livello locale che Nazionale.

Non esiste elezione dei Consigli degli Ordini in cui i “trombati di turno” non presentino ricorso contro i risultati elettorali. Essi, secondo quanto vorrebbe il Ministero della Giustizia, sarebbero chiamati a decidere anche su quei ricorsi.

Nelle riunioni precedenti il Ministero aveva caldeggiato che si evitasse, per la formazione di questi Consigli di Disciplina, il criterio elettivo. Oggi, con la sua proposta, hanno istituito il principio “non elettivo”.

Complimenti davvero.