Dissesto idrogeologico: l’ostracismo che la geologia continua a subire in Italia

Graziano: “In Italia ci eravamo illusi che si potesse cambiare. La storia reale ci trova ancora a dover combattere contro una visione miope delle cose, talvolta persino intrisa di un incomprensibile ostracismo nei confronti della geologia. Ad esempio nel Lazio è stato presentato un conto di 40 MLN di Euro per i danni degli ultimi mesi e poi viene chiuso il Servizio Geologico per mancanza di fondi”.

“Il Commissario delegato per l’emergenza della Regione Lazio nominato dal Governo ha presentato un conto di 40,9 milioni di euro per finanziare i 60 interventi necessari nella sola capitale dopo il maltempo del 30 e 31 gennaio scorsi e in gran parte già completati. E altri ne occorrono per mettere in sicurezza strade e scuole Prendiamo atto di questi numeri, ma non possiamo non scandalizzarci per il fatto che, proprio per mancanza di fondi, la Regione Lazio abbia intanto soppresso da qualche tempo il proprio Servizio Geologico Regionale. Lo ha fatto mentre a Senigallia si contavano i danni e subito dopo a Refrontolo si contavano persino le vittime”. Durissimo Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi.

“La storia italiana, quella sismica e quella legata al suo devastante dissesto idrogeologico, avrebbe dovuto portare ad investire sempre più in cultura geologica – ha concluso Graziano commentando anche quanto sta accadendo in Italia quasi ogni giorno – a configurare politiche per la messa in sicurezza del nostro territorio e dei nostri immobili, a programmare strategie di comunicazione verso i cittadini affinché imparino a convivere con il rischio. Avevamo erroneamente creduto che i disastri che si susseguono sul nostro territorio avrebbero finalmente posto le basi per una efficace politica di prevenzione dai rischi naturali, pur nell’incapacità tutta italiana di pianificare azioni e strategie. Le immagini dei disastri, la spinta che proviene dai social network, persino alcune dichiarazioni convinte di uomini delle istituzioni, non potevano non produrre una reazione, uno sdegno per un sistema Paese così vulnerabile e allo stesso tempo così disattento. Ci siamo configurati un Paese che sapeva finalmente reagire al suo stesso colpevole torpore culturale.

Ci eravamo illusi, convinti come siamo che sia arrivato il momento di far uscire dall’angolo la cultura geologica, come succede nel resto d’Europa e del mondo, dove i Servizi geologici sono stati rilanciati per consentire lo sviluppo economico e sociale delle nazioni.

La storia reale ci trova ancora a dover combattere contro una visione miope delle cose, talvolta persino intrisa di un incomprensibile ostracismo nei confronti della geologia”.

Il Comunicato Stampa in formato pdf