Graziano: “Un vero e proprio bollettino di guerra quello di queste ore, con fiumi e persino laghi che esondano, versanti che franano, milioni di danni e purtroppo ancora vittime. Non pretendiamo che si azzeri il rischio idrogeologico, ma che raggiunga un livello accettabile per le popolazioni esposte attraverso un nuovo modello che ponga al centro il territorio e la conoscenza”.
“Fiumi e laghi che esondano, versanti che franano, enormi quantitativi d’acqua che vengono giù dalle nostre montagne, che hanno perso gran parte della loro capacità di trattenere e di assorbire acqua. Una situazione che è conseguenza di costruzioni senza regole, dell’abbandono delle campagne, di incendi e di incuria. L’assenza del presidio dei contadini, frutto di politiche agrarie poco lungimiranti, si ripercuote oggi gravemente sulla regolamentazione delle acque e solo in questi ultimi anni si sta progressivamente comprendendo l’importanza, non solo economica, dello sviluppo dell’agricoltura”. Lo ha affermato Gian Vito Graziano , Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi commentando quanto sta accadendo in queste ore in Italia . “Quella che stiamo vivendo oggi è una situazione senza precedenti – ha continuato Graziano – per la quale chiediamo al nostro Paese di imboccare l’univa strada possibile, quella basata su un modello di sviluppo nel quale le politiche per il territorio siano centrali.
Basterebbe guardare alla storia di questo Paese, per capire quanto moderna e illuminata fosse la visione politica di quel ministro geologo, Quintino Sella, che nell’istituire nel 1861 il Servizio Geologico Nazionale, consentì all’Italia di diventare in pochi anni un modello di sviluppo economico e culturale per tutti i paesi europei, proprio attraverso quelle scienze della terra che sono sin troppo evidentemente strategiche per un Paese come il nostro.
Oggi quella strutturazione intellettuale delle politiche di sviluppo non esiste più, avendo da anni abdicato ai saperi in favore di politiche di finanza troppo ragionieristiche per poter comprendere l’importanza di investire nel completamento della carta geologica d’Italia, di potenziare i dipartimenti di geoscienze e di arricchire la pubblica amministrazione di quei saperi geologici fondamentali nelle scelte di programmazione”.