Oggi i geologi sulle Dolomiti a quota 2200 metri per ricordare Stava

 

Il Consiglio Nazionale dei Geologi ricorda Stava recandosi sui luoghi del Disastro del Luglio del 1985

Antolini: “Toccheremo la Geologia con mano salendo sul Dos Capèl. Domineremo lo straordinario panorama delle Dolomiti per poi giungere sul Sentiero della Memoria”.

Oggi sul punto più panoramico si vedrà la colata di fango con gli occhi di chi non c’è più.

Alle 8 e 30 salita a Passo Feudo con gli impianti di risalita. Alle 9 e 30 si giungerà alla  stazione di arrivo seggiovia Gardoné – Passo Feudo q. 2175 m s.l.n. e si partirà per escursione a piedi lungo itinerario geologico del Dos Capel con accompagnatore del MUSE (Museo di Trento). Alle 13 e 15 inizierà la discesa a piedi per Pampeago quota 1750 metri dove si arriverà verso le ore 14 e 15. A bordo di pullman si raggiungerà il Sentiero della Memoria. Alle 14 e 30 escursione a piedi lungo il Sentiero della Memoria. Alle 15 Briefing Stampa con la stampa che magari vorrà raggiungere anche autonomamente il Sentiero. Alle 17 arrivo al Centro visite Fondazione Stava 1985 Onlus per visitare la mostra dedicata al disastro di Stava.

“E’ un vero appuntamento con la Geologia. Saremo  sul Geotrail/Sentiero Geologico del Dos Capèl che fu il primo percorso tematico dedicato alla Geologia in Italia. Fu realizzato nella seconda metà degli anni 70 – ha dichiarato Paride Antolini, Coordinatore della Commissione Grandi Eventi del CNG pochi minuti fa in apertura escursione – per iniziativa del professor Elio Sommavilla, allora docente presso l’Università di Ferrara, come parte integrante sul territorio delle esposizioni del Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo.

Rinnovato nel 2001, il sentiero si presenta come vero e proprio museo all’aperto, un itinerario ideale per comprendere la geologia delle Dolomiti. Si compie un viaggio attraverso oltre 40 milioni di anni di storia geologica dei Monti Pallidi, partendo da 280 milioni di anni fa con le eruzioni vulcaniche che formarono i “porfidi quarziferi” per arrivare circa a 230 milioni di anni fa con il mare tropicale brulicante di vita e il vulcanismo triassico.

Nelle Dolomiti non è facile trovare un percorso che permetta di scorrere, come se si sfogliasse un libro, le pagine della storia geologica partendo dagli eventi più antichi fino a quelli più recenti. Nel primo tratto da Pampeago al Passo Feudo sono riconoscibili i porfidi permiani di 280 milioni di anni fa e le stratificazioni della Formazione di Werfen risalenti a 240 milioni di anni fa. Il percorso ci regala scorci particolarmente significativi che permettono di intuire i movimenti lenti, impercettibili, che piegano e fratturano le rocce, riconoscibili nella Faglia di Stava, nella grande piega con gli strati di roccia raddrizzati in posizione quasi verticale, osservabili in un canalone sotto il Dos Capèl e nell’erosione selettiva che, a seconda del substrato roccioso su cui agisce, modella il paesaggio in molteplici forme.

Giunti al Passo di Pampeago si lascia la strada forestale per salire lungo un sentiero fino al Passo Feudo muovendosi sempre su rocce marine della Formazione di Werfen. Se si è fortunati si potrà trovare qualche conchiglia fossile nelle siltiti e nei calcari marnosi.

Da Passo Feudo si può godere di uno splendido panorama a 360 gradi su alcune delle vette più significative dell’area: Latemar, Sella, Marmolada, Monzoni, Costabella, Mulat, Viezzena, Bocche, Pale di San Martino, la parte più orientale della Catena del Lagorai, il Corno Nero e la Pala di Santa.

Passo dopo passo la storia geologica diventa sempre più avvincente. Dalle oscillazioni del livello del primo mare triassico che ha invaso tutta l’area dolomitica, ai movimenti che portano all’emersione di vaste isole e alla genesi delle scogliere tropicali, regine del paesaggio dolomitico. Risalendo il sentiero finalmente si inizia ad avere una buona visione del Latemar. Le sue fitte stratificazioni orizzontali nella parte centrale e il pendio inclinato ci fanno intuire la forma di queste “montagne” sottomarine. Ma le sorprese non sono finite e i fenomeni legati al vulcanismo assumono ora forme più evidenti. A oriente, la massa boscosa del Mulat, rappresenta quanto rimane dell’antico vulcano di Predazzo, che nella sua breve vita, ha ricoperto di scorie, ceneri, lapilli e colate laviche le sottostanti piattaforme carbonatiche.

Proseguendo lungo il percorso la storia raccontata dalle rocce si infittisce con esempi sorprendenti, a un tratto appare evidente una breccia di esplosione originatasi mentre il magma si apriva la strada perforando tutta la pila di rocce sovrastanti. A sud si possono osservare le bancate di lava alternate a livelli di ceneri, lapilli e scorie del Monte Agnello, che rappresenta una parte del cono vulcanico non sprofondato. E una serie di filoni vulcanici spiccano come lame nere nella chiara roccia che li ospita.

In alcuni punti dell’itinerario sono ben evidenti anche le tracce dei ghiacciai che in un tempo non troppo lontano, occupavano questo territorio. Sono infatti loro i veri protagonisti del capitolo più recente della lunga storia geologica di questo territorio, storia che continua ancora oggi nell’incessante modellamento del paesaggio da parte degli agenti atmosferici”.

Andremo sul Sentiero della Memoria

“L’escursione lungo il sentiero “La montagna delle Scoperte, percorso della memoria” è un breve viaggio tra natura e ricordi  – ha concluso Antolini – che porta a conoscere la vita del bosco e ad approfondire il secolare rapporto dell’uomo con il bosco e la montagna. Le stazioni informative relative all’attività mineraria mostrano la presa dell’acquedotto che portava all’impianto l’acqua necessaria per la lavorazione del minerale, l’imbocco della galleria della miniera a quota 1.550, i capannoni che ospitavano gli impianti di lavorazione del minerale e l’idrociclone che nella zona di Pozzole serviva per innalzare gli argini dei bacini di decantazione. Lungo il percorso si raggiunge un punto panoramico dal quale si può vedere la colata di fango con gli occhi di che la vide il 19 luglio 1985”.

E Domani VENERDI’  –  17 Luglio – Conferenza a Trento presentazione del libro – verità “STAVA  INCULTURA  IMPERIZIA  NEGLIGENZA IMPRUDENZA” di Daria Dovera, geologo ed all’epoca perito di Parte Civile nei processi penali. I geologi incontreranno la città. Sala Conferenze del MUSE, Museo delle Scienze, Corso del Lavoro e della Scienza n. 3, dalle ore 16.00, Venerdì 17 Luglio.

Interverranno:  Autorità locali, Vittorio d’ORIANO, Presidente della Fondazione Centro Studi CNG, Stefano PATERNOSTER, Presidente Ordine Geologi Regione Trentino Alto Adige, Daria DOVERA, Autrice del Libro, Graziano LUCCHI, Presidente Fondazione Stava 1985 onlus, Giovanni BIANCHI, Presidente emerito delle ACLI Regionali e Nazionale, Vanni CEOLA, Legale di Parte Civile nel Procedimento Penale del Disastro di Stava

Il Comunicato Stampa in formato pdf