Maltempo, i geologi dopo l’ennesimo disastro: “serve una rivoluzione ambientale”

“Dal nord al sud non cambia nulla. Regioni ricche o regioni povere , il dissesto idrogeologico non guarda a nessuno.  Quando  ponti , case, strade, vengono distrutte  è messa in discussione anche la capacità di programmazione, progettazione e prevenzione dell’uomo. Fermiamoci un attimo e pensiamo ad una vera rivoluzione ambientale, ad un vero stop del consumo del suolo, ad una vera volontà del fare gli interessi del territorio in cui viviamo”. Durissimo Paride Antolini, Consigliere Nazionale dei Geologi e geologo dell’Emilia-Romagna. “Ormai in Emilia-Romagna più volte abbiamo problemi di  erosione costiera, argini che crollano, fiumi che esondano senza poi contare le frane. La costa Emiliano-Romagnola da Cattolica alla foce del Po – ha continuato Antolini –  costituisce una fascia continua per 130 km, larga da poche decine di metri a qualche km’. Di essi, 77 km sono urbanizzati con una pesante azione antropica, come un’unica città di 55 km di lunghezza.

L’Appennino emiliano e romagnolo è la regione caratterizzata dalla più elevata densità di frane in Italia.  Le frane mappate sono circa 70 mila e molte di esse hanno grandi dimensioni  coinvolgendo aree di svariati chilometri quadrati. Circa il 20% del territorio collinare e montuoso della regione è in frana. Ben 2161 km di strade sul territorio regionale sono interessati da frane, di cui 615 da frane classificate come attive. E L’EmiliaRomagna è al secondo posto in Italia per numero di scuole, ben 800, in aree a rischio idrogeologico”.

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