Geologi: situazione delicata per i rifiuti prodotti dalle attività estrattive

Frau : “Il quadro normativo nazionale per miniere e cave è regolamentato  da leggi vecchie, inadeguate non al passo con l’evoluzione industriale. Il punto di riferimento è ancora il Regio Decreto del 1927 quando non esisteva la Repubblica. Alcune Regioni non hanno neanche approvato i Piani Regionali delle Attività Estrattive”.

Reina: “Conoscere anche i luoghi dove si lavora. E’ indispensabile procedere alla realizzazione di una mappatura e studio a scala regionale che evidenzi quelle formazioni geologiche il cui contenuto mineralogico e/o gassoso potrebbe essere origine di determinate patologie per l’uomo”.

“Fatti come quelli di Massa Carrara ne accadono purtroppo quasi ogni giorno solo che a volte non hanno alcun eco mediatico. La sicurezza deve essere aggiornata a quelle che sono le attuali condizioni di lavoro che certamente non sono quelle di oltre venti anni fa (se poi ci riferiamo alle norme di polizia mineraria stiamo parlando di quasi 60 anni fa!)”. Duro Antonello Frau, Vice Presidente dell’Ordine dei Geologi della Sardegna e Coordinatore del Gruppo di Lavoro sulle Attività Estrattive per il Primo Congresso Nazionale di tutti i Geologi in programma a Napoli dal 28 al 30 Aprile con il Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. Arriveranno ministri, vice -ministri, sottosegretari ma anche il Capo Dipartimento della Protezione Civile, il Presidente ISPRA ed il 30 il Gran Press Tour con conferenza stampa dei geologi nei crateri dei Campi Flegrei. Sala Stampa virtuale su: www.congressonazionalegeologiitaliani.it

“Il quadro normativo nazionale in materia di miniere e cave è regolamentato da una serie di leggi oramai datate e inadeguate – ha proseguito Frau –  a seguire l’evoluzione industriale del settore. Il Regio Decreto n. 1443/1927, recepito poi, da Leggi Regionali (quasi tutte riconducibili agli anni 90), rappresenta ancora oggi la norma di riferimento. A livello regionale, la normativa è molto differenziata e disomogenea in cui, a Regioni virtuose, si affiancano Regioni con carenze normative. Diverse Regioni non hanno adottato o approvato i Piani Regionali delle Attività Estrattive ma in tante il processo pianificatorio è assente o comunque per certi versi ormai superato in relazione alle esigenze di mercato. Al quadro normativo sopraddetto che regolamenta le attività estrattive si associano norme di settore quale quelle della , polizia mineraria e sui rifiuti prodotti dalle attività estrattive.

Per la sicurezza, nonostante l’entrata in vigore del testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro che in teoria dovrebbe aver conferito una maggiore organicità al complesso quadro legislativo preesistente riguardante la sicurezza sui luoghi di lavoro, il Legislatore non ha avuto una particolare attenzione per il settore minerario; ad oggi nel migliore dei casi siamo di fronte ad un testo di riferimento di settore difettante di venti anni di mancato sviluppo. Oggi abbiamo norme obsolete  che necessitano una generale revisione in grado di metabolizzare le esperienze e le trasformazioni ordinamentali intervenute e soprattutto il mutato scenario dell’industria estrattiva e il rapidissimo sviluppo dei mezzi meccanici e degli impianti annessi a cui spesso non è corrisposta una analoga evoluzione della preparazione delle maestranze in genere”.

Situazione delicata per i rifiuti prodotti dalle attività estrattive .

  “Per i rifiuti prodotti dalle attività estrattive, allo stato attuale sussistono diverse problematiche interpretative ed incertezze applicative  – ha dichiarato Alessandro Reina, Consigliere Nazionale Geologi  – che hanno avuto e hanno tuttora ripercussioni anche nel recepimento a livello di autorità competenti (Regione, Provincia, Comune). Le poche norme regionali emanate a cascata, sfruttano a volte proprio l’ambiguità ed “imprecisione” del Decreto madre e sono quindi palesi le possibili distorsioni applicative. L’emanazione della norma ha avuto quindi la sua naturale applicazione in tutte le regioni italiane in virtù del suo carattere gerarchico ma manca allo stato attuale, nelle regioni una  linea guida generale che favorisca l’omogeneizzazione del dato e l’applicazione univoca del Decreto.

È dunque indispensabile apportare una revisione ed aggiornamento del quadro normativo attuale in materia di attività estrattive, oramai vetusto, accorpando le diverse tematiche afferenti (progettazione, sicurezza, rifiuti, marcatura materiali etc). La semplificazione o snellimento burocratico delle procedure non può essere causa di perdita di potenzialità lavorativa e di tutela ambientale, della salute umana e della sicurezza. Occorre promuovere un rilancio delle attività con la predisposizione dei Piani regionali delle attività estrattive e di apposite norme chiare ed aggiornate con le attività attuali e linee guida in materia di rifiuti prodotti dalle attività estrattive, uniformate a livello nazionale. Ci aspettiamo che il Legislatore prenda atto di queste proposte cercando di impostare un linguaggio comune valido su tutto il territorio nazionale in grado di sintetizzare una materia che a causa della frammentazione delle normative, delle interpretazioni e delle disposizioni regionali può determinare atteggiamenti diversificati alla lunga dannosi. Occorre recepire l’importanza di disporre nelle attività estrattive di una “progettazione di qualità” come primo fattore di sicurezza e prevedere incentivi tangibili per le aziende che riescono a conciliare produzione, ambiente e sicurezza (vedi EMAS – ISO 14000) ”.

I geologi rivendicano il ruolo centrale  

 “Il ruolo tecnico del geologo – ha affermato Reina –  deve trovare piena applicazione anche nelle attività di gestione delle georisorse e di utilizzo, a fini ambientali, delle terre e rocce da scavo.

Si è passati nel giro di quattro anni dalla totale obbligatorietà di indagini e relazioni specialistiche di tipo geologico, da produrre per qualsiasi scavo, alla mancanza quasi totale di coinvolgimento del geologo nelle procedure di autocertificazione. Si è inoltre assistito ad un progressivo impoverimento del campo di azione delle attività geologico-ambientali a favore di quelle puramente analitiche. Anche in questo settore è quindi indispensabile procedere ad una modifica, adeguamento, omogeneizzazione regionale delle norme attraverso una adeguata concertazione e/o tavolo tecnico permanente volto a risolvere le diverse criticità ed incongruenze nelle definizioni e nell’applicazione e a prevedere un’adeguata contestualizzazione delle procedure a livello geologico e idrogeologico.

Occorre quindi che il geologo possa svolgere correttamente le sue attività, ridotte ormai a causa di un persistente snellimento amministrativo, di un settore nel quale la sua figura è strategica per le sue conoscenze ed esperienze, al fine di valorizzare l’utilizzo e la corretta gestione ambientale con lo scopo di salvaguardare le matrici ambientali (suolo, sottosuolo, acqua) e la salute umana”.

Conoscere i luoghi in cui si lavora  

“E’ indispensabile procedere alla realizzazione di una mappatura e studio a scala regionale che evidenzi quelle formazioni geologiche il cui contenuto mineralogico e/o gassoso – ha concluso Reina – potrebbe essere origine di determinate patologie per l’uomo. Sono ormai provate le relazioni tra caratteristiche geochimiche locali in relazione alle carenze o eccessi di metalli e la salute umana. La geologia medica oramai è una scienza riconosciuta e sta verificando che molte malattie o patologie hanno una relazione con l’ambiente in cui l’uomo vive.  Pur tuttavia per garantire un valido supporto professionale non si può prescindere dalla preparazione di base attraverso corsi (purtroppo anche qui mancanti a livello universitario) ed aggiornamenti che rientrano nel campo della geologia medica, disciplina in cui il geologo è ancora sottoutilizzato.

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