Il Presidente Fondazione Centro Studi CNG, Fabio Tortorici: il rischio vulcanico non è prevedibile, fondamentali i piani di emergenza, di sicurezza ed evacuazione
Il Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi organizza il convegno nazionale “Etna: prevenzione e pianificazione” che avrà luogo venerdì 6 luglio 2018 alle ore 15:30 dove interverranno, in una tavola rotonda, i sindaci dei comuni che amministrano le parti del territorio poste alle quote sommitali del vulcano e della Città Metropolitana di Catania che si occupa della viabilità provinciale della zona. Il giorno seguente, alle ore 09:00, è in programma la geo-escursione “Nicolosi: dalla porta dell’Etna alle quote sommitali del vulcano”, organizzata in collaborazione con la funivia dell’Etna e le guide del collegio regionale GAV Sicilia, con partenza dal Rifugio Sapienza (Nicolosi nord). Durante l’ascesa saranno focalizzati, insieme ai relatori del convegno, aspetti geologici e operativi del sistema di protezione civile, attualmente in vigore nel versante meridionale dell’Etna. Lo scopo dell’iniziativa è quello di proporre il tema della pianificazione di emergenza e in particolare la gestione del rischio vulcanico nell’area etnea.
“Non tutti i comuni alle falde dell’Etna sono dotati di evoluti e aggiornati piani di emergenza e protezione civile, motivo per cui si è voluto organizzare questo convegno con la partecipazione di tutti gli attori che concorrono allo studio, alle attività di previsione e prevenzione del rischio vulcanico sull’Etna”. È quanto dichiara il Presidente della Fondazione Centro Studi CNG, Fabio Tortorici che spiega: “Un Piano di Protezione Civile per essere efficace deve contenere una serie di informazioni sul territorio comunale da riportare su cartografie e database che certamente non possono prescindere dalla essenziale conoscenza geologica del territorio”. In che modo i geologi possono far conoscere i rischi vulcanici ai cittadini? “Nonostante l’area etnea sia a rischio vulcanico, la presenza del geologo nei comuni è marginale” risponde Tortorici – Erroneamente il rischio vulcanico è considerato ‘prevedibile’ poiché solitamente si verificano una serie di fenomeni precursori della risalita del magma (terremoti di bassa magnitudo, deformazioni morfologiche, variazione parametri geofisici e geochimici, ecc…), ma nella realtà la complessità delle incognite che regolano le eruzioni sono innumerevoli, complesse e di non sempre facile interpretazione”.
L’Etna è il vulcano attivo più alto d’Europa. Su quanto possa essere pericoloso, Tortorici afferma: “L’attività dell’Etna è caratterizzata da fenomeni stromboliani con emissione di ceneri e colate laviche. Le prime generalmente avvengono intorno alle bocche eruttive ad alta quota, dando luogo a nubi di cenere vulcanica che possono creare problemi al traffico aereo, all’agricoltura e alla viabilità. Invece, le colate basaltiche, dotate di un’alta viscosità e quindi di una bassa velocità di scorrimento, permettono e danno il tempo alla popolazione di mettersi al sicuro, fermo restando che, in funzione della loro ubicazione nel caso di aperture di bocche a bassa quota, potrebbero raggiungere i centri abitati in tempi brevi”. Sulle misure di prevenzione della popolazione in caso di eruzione vulcanica, Tortorici propone una serie di interventi, tra cui: vietare la costruzione in zone ad elevato rischio vulcanico e diminuire l’occupazione dei residenti nelle aree già abitate; predisporre e aggiornare piani di emergenza e sicurezza oltre che piani di evacuazione; curare l’informazione e l’educazione della popolazione nelle aree a rischio. “Non si può prescindere – conclude il geologo – dagli studi geologici se ci si vuole difendere dai vulcani, essendo questi oltre che uno spettacolo, anche una forza spesso silente della natura”.
Catania, 5 luglio 2018
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