Italia vittima dell’immobilismo soprattutto nel campo della produzione di energia

Aperto a Potenza il Primo Congresso Regionale dei Geologi.

“Quale il significato che vogliamo dare ai termini sviluppo e sostenibilità?  E’ questa una sfida immensa soprattutto se pensiamo al momento presente che vede tutti i paesi investiti da una crisi senza precedenti. Dirò subito che abbiamo molte difficoltà  a dare credito alle osservazioni che nascondono in se una volontà di immobilismo che costringe questo Paese, da sempre, a rincorrere gli altri paesi europei in molti campi”. Lo ha affermato poco fa, Vittorio d’Oriano, Vice Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, aprendo a Potenza il primo congresso dell’Ordine dei Geologi della Basilicata sul tema: “Ricerca, sviluppo ed utilizzo delle fonti fossili. Il ruolo del Geologo”. Immobilismo dunque che blocca l’Italia.  

“E gli esempi non mancano soprattutto nel campo della produzione di energia. Pensate ai problemi che si frappongono – ha proseguito d’Oriano –  quasi ovunque in Italia all’installazione di impianti fotovoltaici, o eolici, o a biomasse.  Così io credo che non si possa essere d’accordo con quanti, anche insigni colleghi, che prima si danno l’obiettivo da raggiungere e poi vanno in cerca delle ragioni attraverso le quali giustificarlo. Questa non è scienza e non è etica”.

“Credo che il geologo – ha concluso d’Oriano –  sia uno dei pochi professionisti in grado di suggerire le risposte necessarie perché le politiche nazionali ed internazionali si basino su una visione complessiva ed integrata tra protezione ambientale, sviluppo economico, salvaguardia del territorio e tutela degli interessi sociali. Perché il geologo non conosce semplicemente il territorio e la sua storia, ma studia e conosce le leggi naturali che sovrintendono alla sua evoluzione e alle sue trasformazioni, ed è così anche in grado di analizzare compiutamente gli effetti che sul territorio avranno le scelte dell’uomo. In una visione quindi dinamica e non statica. E se è vero che nel continuo processo di adattamento, qualcuno arriva a dire che l’uomo sembra aver dimenticato i limiti entro i quali rispettare la natura e di contro si lamentano eventi sempre più catastrofici che destabilizzano l’equilibrio mondiale, a testimonianza del continuo rigetto di cui la natura si fa protagonista, è anche vero che nella stragrande maggioranza dei casi quel rigetto si oppone a opere che l’uomo non ha studiato a sufficienza. E’ quindi la conoscenza il vero discrimine fra politiche di rapina e lo sviluppo sostenibile. Ovviamente il geologo dovrà mettersi al servizio di questa visione con tutta la sapienza di cui è capace, ricorrendo alle migliori e più moderne tecnologie ma anche con tanta umiltà, consapevole che vi sono occasioni in cui potrà dare risposte esaustive  ed altri in cui quelle stesse risposte saranno insufficienti. In ogni caso egli dovrà rassicurare che le sue conoscenze non hanno buchi neri”.

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