In una mostra le storie della tragedia del Vajont. L’evento farà tappa in tutte le regioni italiane. Le immagini del geologo Semenza ritrassero la frana prima che la stessa avvenisse

Si inizia oggi 22 marzo dalla Campania.

Sarà tutta l’Italia a rendere omaggio alle vittime del Vajont. Era il 9 Ottobre del 1963, quando una frana si staccò dal Monte Toc e si riversò nel bacino della diga, creando un’onda che investì con forza Erto e Casso, Longarone ed i loro abitanti. I morti ufficiali furono 1909. Sarà una mostra itinerante che farà tappa in ben 20 città e regioni italiane a raccontare le storie, i volti di un evento che scosse l’Italia. Il Consiglio Nazionale dei Geologi, l’Associazione Italiana di Geologia Ambientale ed Applicata (AIGA) in collaborazione con i docenti dell’Università di Bologna e   dell’Università degli Studi del Sannio,  hanno organizzato la mostra itinerante che toccherà Atenei e Centri di ricerca in tutto il Paese, in ogni regione.

“La tragedia del Vajont , come ogni tragedia, contiene diverse storie. La storia della diga che doveva essere l’orgoglio dell’ingegneria italiana. La storia di inadempienze e mancati controlli . La storia di consulenti  – ha affermato Francesco Maria Guadagno, Presidente dell’AIGA – che non hanno visto o hanno male interpretato. La storia delle persone che sono state tragicamente coinvolte . La storia di Tina Merlin,giornalista e scrittrice che quasi da sola aveva descritto i possibili rischi. La storia di un processo penale.

La mostra narra, attraverso le foto di un Geologo, Edoardo Semenza, una storia, quella del riconoscimento della possibile frana prima che la stessa avvenisse. Le straordinarie deduzioni di Edoardo Semenza riguardo alla possibile evoluzione del fenomeno non furono ascoltate .

La storia purtroppo, si è ripetuta e si ripete. I cosiddetti “disastri naturali” hanno come motore di base l’azione dell’uomo, attraverso le stesse strade di inefficienza,superficialità e malaffare, che hanno portato al disastro del Vajont. I modelli di corretta pianificazione del territorio e di gestione delle risorse sono visti come un intralcio allo sviluppo e non come base dello stesso”.

“La frana del Vajont – ha affermato Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi – individua forse l’avvenimento dal quale hanno preso l’avvio quegli studi che oggi sono considerati la base della moderna geologia applicata”.

 I curatori della mostra sono proprio Paolo, Michele e Pietro Semenza, i figli di Edoardo Semenza, oltre a Monica Ghirotti dell’Università di Bologna ed a Francesco Maria Guadagno dell’Università del Sannio.

Si partirà domani, Venerdì 22 Marzo, ore 10.00,  dalla Campania, terra duramente colpita dal dissesto idrogeologico. L’esposizione di domani sarà ospitata nel Chiostro di San Domenico a Benevento, presso il rettorato dell’Università degli Studi del Sannio, mentre dalle ore 10.00 alle 13.00, presso la Sala Rossa di Piazza Guerrazzi si svolgerà la conferenza dedicata ai temi della previsione e della prevenzione dei fenomeni franosi alla quale parteciperanno personalità di rilievo quali: Filippo Bencardino, Rettore dell’Università degli Studi del Sannio,  Aniello Cimitile, Presidente della Provincia di Benevento, Francesco Peduto, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania, Federico Bonzi, ordinario di Geomorfologia , Vittorio Colantuoni , decano del Dipartimento di Scienze e Tecnologie e Francesco Maria Guadagno, Presidente dell’AIGA ed ordinario di Geologia Applicata.

Il Comunicato stampa in formato pdf