Piergiorgio Malesani nel ricordo di Iacopo Parenti suo collaboratore

Piergiorgio Malesani nel ricordo di Iacopo Parenti suo collaboratore

Nella notte di Natale ci ha lasciato il Prof. Piergiorgio Malesani.

Vorrei qui ricordarlo perché gli volevo bene e perché penso sia stato uno dei migliori geologi della nostra storia.

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Piergiorgio Malesani a Nazareth nel 2009 in occasione del lavoro di restauro delle Grotte

Dopo avere seguito le sue lezioni e gli esami di petrografia ho iniziato a frequentarlo per la mia tesi di laurea del 1989, di cui lui è stato relatore. In seguito ho collaborato con lui per numerose attività professionali o talvolta didattiche e istituzionali.

Pur essendo passati 24 anni non posso dire di averlo conosciuto veramente.

Era molto riservato, modesto e timido e per questo non metteva mai in bella mostra le sue caratteristiche e qualità. Quello che abbiamo apprezzato di lui (sono certo che questo valga per tutti quelli che lo hanno conosciuto) è pertanto solo quella piccola parte delle sue grandi qualità interiori che è trapelata dalla sua corazza esterna, che lo rendeva una persona d’altri tempi, un signore di grande valore e umanità.

Ogni volta mi sbalordiva quando, sempre per caso, scoprivo quali e quante esperienze e incarichi avesse coperto negli anni. Mai una volta che l’avesse detto di proposito o che se ne fosse beato. Veniva fuori così, come si parla di una cosa qualsiasi. Per questo motivo non posso, e tutto sommato credo sia inutile, parlare del suo curriculum: non ne sarei capace e forse lui non vorrebbe.

La sua corazza non era dura. Non era una persona arida o semplicemente altolocata.

Amava. Amava molto la moglie. Quando eravamo di ritorno dai sopralluoghi le telefonava sempre parlandole con un tono così affettuoso come se fossero fidanzati da pochi giorni. Amava la figlia, che tanto ha preso da lui. Amava il genero, che al funerale di sabato scorso ne ha parlato come di un padre. Naturalmente amava i nipoti. Amava tante altre cose che qui non posso elencare ma che denotavano una passionalità interiore e un gusto di vivere straordinario.

Amava moltissimo il suo lavoro, che era insegnare, svolgere la professione di geologo applicato, condurre studi e ricerche, dare una mano agli altri, mediare e svolgere servizi istituzionali.

Non l’ho visto mai tirarsi indietro. Gli potevi chiedere qualsiasi cosa e lui rispondeva sempre nella maniera migliore. E non dico questo perché lo conosco da tempo e in qualche modo ho avuto un rapporto privilegiato. Già dai tempi della tesi, alle prime conoscenze, non ha battuto ciglio per le mie consegne in ritardo e anzi mi diceva, con una sincerità che si leggeva anche negli occhi, che era felice di fare le correzioni di notte, quando nessuno lo disturbava.

Le sue qualità risiedevano non solo nelle abilità di geologo ma anche e soprattutto nella grande e versatile intelligenza.

Questo gli ha permesso di ricoprire i ruoli più disparati superando sempre le migliori aspettative: geologo tecnico e applicato, petrografo, geochimico, amministratore, preside, consigliere, ricercatore.

Ha proseguito i suoi impegni sempre con la curiosità di un bambino e con entusiasmo, sempre sotto la guida dei suoi dogmi: lavorare bene e secondo coscienza, mai lasciare le cose incompiute.

Uno dei suoi maggiori crucci nella sua breve e implacabile malattia è stato proprio quello di non riuscire più a mettere a frutto il suo intelletto e non portare a termine alcuni dei suoi progetti di lavoro.

Per molte persone che hanno lavorato con lui, me compreso, è stato un po’ come un padre. Presente nei momenti del bisogno e protettivo. Raramente chiedeva qualcosa in cambio di quello che dava. Affettuoso, anche se spesso non lo dava a vedere. Sempre interessato a quello che gli chiedevi.

Non ha mai abusato della propria posizione e per questo sono poche le persone che abbia sistemato nella sua cara Università o nelle altre Istituzioni dove ha lavorato. Semplicemente non era giusto e quindi non lo faceva. Inoltre non amava le costrizioni e generalmente vedeva di cattivo occhio tutti quei lavori in cui ci si trova, per un motivo o l’altro, invischiati in dinamiche di scambio o in limitazioni all’estro lavorativo.

Preferiva la libera professione, sulla quale ha instradato molti dei suoi collaboratori e sulla quale lui stesso si è mosso tutta la vita. Ha infatti condotto la sua vita universitaria da libero pensatore, ha insegnato ai suoi studenti secondo le sue idee, ha ricoperto ogni ruolo libero da condizionamenti e secondo la propria coscienza.

Per mia indole personale tendo a dare del tu a ogni persona ma con il Professore non ci sono mai riuscito. Nella sua gentilezza e signorilità avrebbe dato del Lei anche alla più umile delle persone; come potevo comportarmi diversamente?

In ultimo mi sia concesso di dirti dal più profondo del cuore grazie Giorgio.

Iacopo Parenti