Stava 1985 – 2015. Trenta anni fa ben 268 persone persero la vita. Era il 19 luglio.

 

Dell’Acqua: “Quel giorno persi moglie e la bimba di 8 anni. Da allora sono stato salvato dalla fede. Ogni commemorazione di Stava è sempre passata sotto silenzio”.

d’Oriano: “Ricorrono i 30 anni. Ci è sembrato doveroso fare per Stava quanto abbiamo fatto per il Vajont”.

Dovera: “Quella di Stava è una storia di strutture nate male, nel posto sbagliato e gestite male. Oggi tutto continua nel dolore dei familiari”.

“All’epoca ero agente di Borsa presso Piazza Affari. Avevo 36 anni, sposato con moglie, una bambina di 8 anni. La mia vita era felice, impegnata. Accompagnai mia moglie e mia figlia in vacanza a Stava e ritornai subito a Milano a causa degli impegni di lavoro. La diatriba fu se andare prima al mare o in montagna. La scelta cadde sulla montagna. Purtroppo non li rividi più. Tornato a Milano dopo poche ore fui raggiunto dalla notizia della tragedia. Mi precipitai subito a Stava e loro purtroppo non c’erano più.  Quel momento è stato un attimo che dura ancora. Mi ha aiutato moltissimo la fede. Purtroppo però Stava è dimenticata ed ogni commemorazione è sempre passata sotto silenzio”. A parlare è Nicola dell’Acqua oggi  a Milano, alla Fondazione Cariplo, per la presentazione del libro inedito di Daria Dovera. Nicola ha perso la moglie e la bambina di 8 anni.   Il Consiglio Nazionale dei Geologi e la Fondazione Centro Studi del CNG oggi a Milano hanno ricordato una delle più grandi tragedie italiane e lo hanno fatto presentando un testo inedito: “Stava – Incultura Imperizia Negligenza Imprudenza”. Un testo scritto da mani importanti quelle del geologo Daria Dovera che all’epoca del processo penale fu Perito di Parte Civile. Il libro nella parte iniziale riporta i nomi di tutti coloro i quali persero la vita in quel 19 Luglio del 1985. C’è Riccardo che aveva 19 anni, c’è Giulia che di anni ne aveva 78, c’è Tommaso che aveva soli 6 anni. Un dramma senza età.  “Stava dura ancora oggi nel dolore dei familiari. Questa è una storia di strutture nate male – ha dichiarato Daria Dovera –  nel posto sbagliato e gestite male. Ad esempio non si pose fine alla vita dei bacini, non c’era una cultura ecologica. Oggi dobbiamo affidarci ai giovani e dire loro che non devono mai  sottomettersi alle leggi di mercato”. Forte la mobilitazione dei geologi che oggi erano a Milano, molte persone erano della Lombardia, ma che dal 15 al 17 Luglio saranno proprio e direttamente nei luoghi colpiti dalla tragedia. “Ci è sembrato doveroso fare per Stava quanto abbiamo fatto per il Vajont. Stava – ha affermato Vittorio d’Oriano, Presidente della Fondazione Centro Studi del CNG e Vice Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi – è uno dei peggiori drammi italiani dovuto solo all’insipienza dell’uomo. Oggi c’è un problema di etica e nel mondo della professione abbiamo magari professionisti che soggiacciono a forti suggestioni e così non si fa bene il proprio lavoro. L’appello forte lo rivolgiamo ai giovani nella speranza che rispondano ad un’etica, al rispetto per la vita”.

Ecco cosa accadde il 19 Luglio del 1985

Erano le 12 e 22 minuti e 55 secondi del 19 Luglio del 1985. I due bacini di decantazione della miniera di Prestavel ruppero gli argini e 160.000 metri cubi di fango alla velocità di 90 chilometri orari, si abbatterono sull’abitato di Stava , piccola frazione del Comune di Tesero ( Trentino). I morti furono 268, molti erano lombardi. I corpi di 13 persone non sono stati mai più ritrovati.

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