Che nel 2012 si pongano le basi per la ripresa, anche per le professioni

Salutiamo senza rimpianti l’anno che volge al termine, trascorso per varie ragioni tra preoccupazioni ed incertezze. La paventata abolizione degli Ordini professionali prima, la totale liberalizzazione all’accesso alle professioni e non una riforma dell’esame di stato, ha esposto non soltanto i professionisti, ma ancor più l’intera collettività a gravissime ripercussioni in ordine ad esempio alla gestione del territorio

Siamo stati seriamente preoccupati e sconcertati sulla dubbia logica giuridica che ha portato alla stesura delle diverse bozze di manovra economica, del Governo Berlusconi prima, del Governo Monti dopo, entro cui sono state forzatamente introdotti elementi di riforma delle professioni e addirittura del sistema dei lavori pubblici, che avrebbero dovuto trovare spazio e dignità ben diversi.

Tutto questo mentre tra ottobre e novembre il territorio italiano continuava a sbriciolarsi, dalla Liguria alla Sicilia, provocando ancora una volta immense falle al bilancio economico dello Stato, oltre che purtroppo a quello delle vite umane.

Tutto questo mentre gli studi professionali continuano a chiudere ed i giovani laureati non trovano più posto neanche negli stessi studi da dove una volta iniziava la carriera professionale, ma al massimo nei call-center, vivendo una condizione di perenne precariato. Tutto questo mentre nel settore dei lavori pubblici si assiste ad una deregolamentazione senza precedenti, che mette a repentaglio quei concetti di trasparenza amministrativa ai quali il sistema Italia è tenuto a rispondere.

Ma per i nostri governi, per una parte del nostro Parlamento e per alcune parti sociali, ad alcune delle quali l’aggettivo proprio non si addice, il problema economico risiede negli ordinamenti degli Ordini professionali, ai quali gli ultimi esecutivi hanno posto mano con articolati che sembrano usciti dal pensatoio della pletorica Autorità di Vigilanza della Concorrenza.

Tutto questo mentre l’Unione Europea, al contrario di quanto quelli stessi ci vogliono far credere, percorre la strada del riconoscimento delle qualifiche professionali nei Paese membri, attribuendo pienamente alla prestazione professionale la natura intellettuale e personale, riconoscendone l’indipendenza e l’interesse pubblico che le professioni intellettuali perseguono.  Le professioni organizzate sono un fattore di democratizzazione e di modernizzazione in quanto concorrono allo sviluppo economico ed alla ricerca; sono governate da organi ausiliari dello Stato, tutelanti la professionalità e non i professionisti; sono soggette al controllo dello Stato ed in particolare del Ministero della Giustizia (a differenza dalle libere associazioni); svolgono infine incisiva opera di mediazione tra il legislatore (cioè lo Stato e gli Enti locali) e la società. Non è un caso che il Parlamento Europeo ha affossato il tentativo di assimilare con la “direttiva Bolkestein” le professioni intellettuali ai servizi di impresa: per il Parlamento Europeo la professione intellettuale è di interesse generale e non può essere assimilata e ricondotta alla prestazione anonima dei servizi commerciali o imprenditoriali in quanto fondata sul sapere e sulla conoscenza specializzata, per il grado particolare di preparazione richiesto, per la fiduciarietà dell’incarico basato su intuitus personae e soprattutto per il valore degli interessi del cittadino che devono essere tutelati dal professionista. Pertanto, a differenza dell’imprenditore, che attua azioni economiche con l’obiettivo principale di creare ricchezza materiale, il professionista iscritto ad un Ordine o Collegio esplica un servizio ispirato a valori sociali , garantendo peraltro al Paese il 15% del PIL. Il Consiglio Nazionale Geologi e gli Ordini Regionali dei Geologi, da quasi mezzo secolo garantiscono non solo il corretto esercizio di una professione delicatissima e di grande responsabilità, ma anche l’aggiornamento dei propri iscritti, i corretti rapporti con le pubbliche amministrazioni e con i privati, la collaborazione fattiva e non pletorica con le assemblee legislative di ogni ordine e grado e la competenza negli interventi urgenti collegati a calamità naturali. E’ solo il caso di sottolineare che tutta questa attività non costa un euro allo Stato o agli altri Enti Pubblici ma anzi produce patrimonio di cui lo Stato si avvantaggia.

Vorremmo allora che con il 2012 non ci si debba ancora difendere da attacchi di chi forse non conosce i principi basilari di funzionamento dello Stato, auspicando piuttosto che l’attuale esecutivo sappia lavorare nella direzione dell’efficienza e della riduzione della burocrazia e dei privilegi veri. Vorremmo che la riforma delle professioni avvenga, che non sia corporativa, ma che allo stesso tempo sia in grado di tracciare un ruolo moderno per gli Ordini professionali e per i professionisti.  Vorremmo che l’attuale esecutivo sappia investire nel territorio, senza tagliarne i fondi per la sua manutenzione e soprattutto sappia porre almeno le basi per una legge organica di governo del territorio. L’auspicio è che nel 2012 si pongano le basi per la ripresa economica anche attraverso gli investimenti. Investire in geologia aiuta ad uscire dalla crisi. Lo capiranno?

Gian Vito Graziano

Roma, 30 dicembre 2011