Green Economy

Graziano : “Negli Stati Uniti la Green Economy salvò 300.000 disoccupati nel pieno della crisi del 1929 . I geologi italiani pronti a contribuire ad un Piano Nazionale di rilancio dell’economia verde. In Italia boom della geotermia”. 

“ Negli Stati Uniti si crearono , nel pieno della crisi del 1929 , ben 300.000 posti di lavoro puntando sulla Green Economy e sulla sicurezza del territorio. Le georisorse rappresentano per il nostro Paese una grande opportunità di lavoro ma necessita un cambio culturale e soprattutto un Piano Nazionale di rilancio del territorio e dell’ambiente. I geologi italiani sono pronti a dare il loro contributo e ad illustrare proposte concrete” . Lo ha  affermato Gian Vito Graziano , Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, nel giorno in cui a Rimini si aprono gli Stati Generali della Green Economy . Ed i dati parlano chiaro .

L’ Italia crede sempre di più nella Geotermia

“In Italia  – ha proseguito Graziano – si è registrato un aumento esponenziale di richieste (oltre 100 negli ultimi due anni) per nuovi permessi di ricerca di risorse geotermiche per la produzione di energia elettrica, stimata in alcune centinaia di MW di nuova potenza, da parte di imprese italiane e straniere, per l’installazione.

Il potenziale produttivo legato a queste iniziative potrebbe addirittura superare nell’arco di soli 10 anni le previsioni del Piano di Azione italiano per le fonti rinnovabili (PAN). Gli sviluppi in termini di capacità installata vanno oltre quanto previsto dal PAN  che pure individua un aumento della capacità di circa 170 MW, dal 2010 al 2020, e della produzione annua di circa 1100 GWh, quali obiettivi per lo sviluppo dell’uso della risorsa geotermica nel settore elettrico.

A differenza di quelle fonti rinnovabili per le quali abbiamo necessità di reperire all’estero le relative tecnologie, l’investimento nel settore della geotermia, con il coinvolgimento di professionisti, dell’impresa del settore delle perforazioni e della realizzazione di impianti di generazione, potrebbe attrarre investimenti sia interni che esteri, con ricadute evidenti sull’economia nazionale”.

Le nostre materie prime :

“Non possiamo non rilevare che il Paese ha perso la capacità di investire – ha dichiarato Graziano – soprattutto nell’industria mineraria, ma anche in quella estrattiva. La Comunità europea ha individuato 14 materie prime strategiche, molte delle quali hanno un utilizzo diretto nell’innovazione tecnologica e soprattutto nell’industria hi-tech.

Tra queste c’è l’antimonio, di cui è ricca la Toscana, ma in Italia preferiamo importarne il 90%, soprattutto dalla Cina, che ne ha attualmente il monopolio. Eppure l’Italia con i suoi giacimenti potrebbe attestarsi ai primi posti della produzione mondiale, se solo decidesse di estrarlo. Abbiamo competenze e know how, ma dobbiamo rivedere la nostra politica economica, industriale, e  soprattutto culturale. Una nuova politica di sviluppo è necessaria, ma senza pregiudizi e senza eccessi. Come dire, per uscire dalla crisi, come non pensare di sfruttare quelle materie prime che ci stanno sotto i piedi? Eppure in Italia il fatturato per i soli comparti dei materiali lapidei e della sabbia – ha continuato Graziano –  ha sfiorato nel 2010 i 4 miliardi di euro, circa l’1% del PIL”.

Ma c’è di più: la Francia, attraverso il proprio Servizio Geologico – ha affermato il presidente dei geologi italiani –  sta rimettendo in piedi un analogo servizio in Marocco, dove esso era stato smantellato, per sfruttare le enormi risorse di fosfati presenti in terra africana. Se ne avvantaggerà il Marocco, ma è naturale pensare ai grossi benefici economici che ne trarrà anche la Francia.

Nulla si può senza  mettere in sicurezza il territorio  .

“Ben 530 sono gli edifici ospedalieri in aree potenzialmente ad elevato rischio idrogeologico e 2.200 in aree potenzialmente ad elevato rischio sismico – ha concluso Graziano – mentre 27.920 gli edifici scolastici in aree potenzialmente ad elevato rischio sismico e 6.122 in aree potenzialmente ad elevato rischio idrogeologico . Il rincorrere le continue emergenze ci costa almeno 1,4 MLD di euro ogni anno . Il puntare invece sulla ricerca e sulla  prevenzione creerebbe un Paese moderno , sicuro, sul quale poter investire. Ed in molti casi lo si può fare con pratiche economiche e non invasive , che ci riportano agli equilibri dalla natura . L’utilizzo di piante e legno nelle tecniche dell’ingegneria naturalistica ad esempio può risolvere molte criticità geologiche con il massimo della sostenibilità ambientale. Tutto questo consentirebbe di contenere le spese e di creare opportunità di lavoro”. 

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